L’ipotesi di voto anticipato sempre più vicina a trasformarsi in realtà. Dopo la prova di forza di ieri al Senato e alla Camera, il Pdl chiederà al presidente della Repubblica Napolitano di anticipare le elezioni a fine febbraio o ai primi di marzo. Napolitano, però, ha già fatto sapere che farà accertamenti sui “tempi necessari e opportuni” per il voto.
La partita è complicata dalla questione dell’election day sul quale il Pdl continua a insistere. Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, aveva detto che il Cdm si sarebbe occupato dell’ipotesi di accorpare il voto di Lazio, Molise e Lombardia, ma l’argomento ieri non è stato trattato. A complicare le cose poi è intervenuta la sentenza del Tar che obbliga il Lazio ad andare a votare il 3 e 4 febbraio. Una sentenza che sarà difficilmente aggirabile.
Anche un decreto in materia potrebbe avere dei problemi perché si tratta di materia elettorale. Un’opzione possibile sarebbe quella di accorpare tutte e tre le elezioni regionali il 3 febbraio. Ma in questo caso, sarebbe difficile accorpare anche le politiche come chiede il Pdl. Non ci sono, infatti, i tempi tecnici per un’operazione di questo tipo. O meglio, ci sarebbero (45 giorni, il minimo dall’indizione dei comizi elettorali al voto) se venissero sciolte le Camere il 20 dicembre.
Ma, di fatto, per tutte le procedure necessarie sono considerati 60 giorni di tempo tra lo scioglimento e le urne. Dunque l’ipotesi sembra poco praticabile. Una data ritenuta plausibile per lo scioglimento è quella tra il 15 e il 20 gennaio, o al limite la settimana prima e, in quel caso, il voto delle politiche sarebbe tra la fine di febbraio e i primi di marzo. E a questo voto potrebbe essere accorpato quello delle regionali, ma solo di Molise e Lombardia.
Per prassi, per rispetto della specificità regionale, non si è mai votato insieme per regionali e politiche, ma va anche considerato il fatto che in questo caso c’è l’anomalia dello scioglimento anticipato dei Consigli. Dunque (al netto delle successive amministrative) le due ipotesi in campo sono, di fatto, le regionali accorpate tutte il 3 febbraio e le politiche ai primi di marzo, oppure il Lazio il 3 febbraio e le politiche e le altre due regionali a marzo.
Secondo fonti del governo, si propenderebbe di più per la prima soluzione: cioè Lazio, Lombardia e Molise il 3 e il 4 febbraio. Soluzione che sembra risultare gradita al Pdl. Sembra poi praticamente scontato il voto con il Porcellum. Visto il clima è infatti difficile ipotizzare un accordo lampo che possa portare in tempi rapidi, dopo mesi di stop and go, alla riforma del sistema di voto. Il testo sarà comunque in Aula al Senato la settimana prossima, ma ieri si è certificato di fatto il suo de profundis.
Data la situazione di emergenza, non è detto che si possa mettere a punto un provvedimento per adeguare le circoscrizioni elettorali all’ultimo censimento che, comunque, non è ancora stato pubblicato. Non è chiaro, invece se le norme sulle liste pulite potranno essere applicate subito. Lo schema di decreto legislativo varato ieri dal governo deve, infatti, avere il parere (non vincolante) delle Camere entro 60 giorni ed è già ipotizzabile che il Pdl voglia indugiare sul testo. Dopo i 60 giorni, anche qualora le commissioni competenti non si siano espresse, il governo può far tornare il testo in Cdm e approvarlo in via definitiva. Ma, conti alla mano, si va oltre i primi di febbraio e dunque appare probabile, secondo alcune interpretazioni, che quantomeno per le elezioni del 3/4 febbraio non trovi applicazione.
ItaliaOggi – 7 dicembre 2012