E’ la tassa di scopo istituita da Prodi e ora inserita di soppiatto nel decreto fiscale. Stessa base imponibile, la rendita catastale (innalzata del 60 per cento dal Salva-Italia), aliquota fino ad un massimo del 5 per mille, colpisce tutti gli immobili. Il governo: «La tassa c’era già»
MILANO – E’ una norma messa a sorpresa nel decreto sulle semplificazioni fiscali alla Camera e scoperta dal quotidiano La Repubblica. E’ un’imposta di scopo nelle mani di sindaci per finanziare le opere pubbliche comunali. Ma anche una nuova tassa sul mattone. Eppure c’è molto scetticismo da parte dei sindaci nell’applicazione della norma, per non aumentare la pressione fiscale sui contribuenti-elettori.
IL PERCORSO DELL’IMU-BIS – Questa tassa di scopo ha avuto un iter particolare. E’ stata istituita da Prodi con la Finanziaria 2007, doveva essere la leva dei Comuni a parziale copertura delle opere pubbliche. Utilizzata pochissimo – scelta da neanche una ventina di città – è finita poi nel decreto sul Federalismo fiscale dello scorso anno che a sua volta rimanda a un regolamento da emanarsi entro il 31 ottobre 2011. Caduto nel nulla. E allora è stata inserita nel decreto Semplifica-Italia che rende così l’imposta più appetibile. Sotto tre aspetti: applicata per il doppio del tempo, fino a 10 anni dai 5, finanzierà il 100% delle opere, non più il 30, estesa anche alle prime case.
POZZO SENZA FINE – E’ però un’altra tassa sul mattone. Il motivo è chiaro. L’imposta funziona come l’Imu: stessa base imponibile, la rendita catastale (innalzata del 60 per cento dal Salva-Italia), aliquota fino ad un massimo del 5 per mille, colpisce tutti gli immobili. Aumentano poi anche le opere finanziabili, come il restauro e la conservazione di monumenti e palazzi storici, oltre che nuovi spazi per eventi, potenziamento del trasporto locale, arredi urbani significativi, giardini, musei. I sindaci individuano le opere, scelgono l’aliquota e i tempi di imposizione ed emettono il regolamento che disciplina l’imposta. Il mancato inizio dell’opera, entro due anni dal progetto, impone la restituzione dell’imposta.
LA REPLICA DEL GOVERNO – La tassa di scopo «c’era già» e «non c’è alcun automatismo» che porti all’incremento delle tasse locali per colpa della norma del decreto fiscale che passa dallo Stato ai Comuni la facoltà di regolamentare le tasse di scopo e la allinea alla base Imu al posto della vecchia Ici. A precisarlo il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo. «Non c’è automatismo», ha sottolineato Polillo. Non solo, «se mi servono 50 milioni per fare una strada poiché, ho allargato la base imponibile alle prime case, il carico fiscale potrebbe anche abbassarsi» sui singoli cittadini coinvolti. Il sottosegretario ha aggiunto comunque che resta nella facoltà dei singoli amministratori locali la scelta «di fronte agli elettori».
Corriere.it – 22 aprile 2012