Lo Stato tira la cinghia e, grazie ai farmaci generici, risparmia. Ma per i cittadini il 2011 in farmacia è stato un vero e proprio salasso: per i ticket sulle medicine gli italiani hanno pagato infatti l’anno scorso 332 milioni in più rispetto al 2010.
Una crescita del 33,6% in soli dodici mesi. Ma con una punta massima del +122% in Puglia e del +64% in Umbria. In totale l’anno scorso per i ticket su pillole e sciroppi abbiamo sborsato così ben 1,320 miliardi. Una cifra che salirà ancora quest’anno e soprattutto quando, dal 2014 (se non prima), sarà applicato il «Patto» per la salute che dai soli ticket, ma non soltanto sui farmaci, conta di far incassare allo Stato altri 2 miliardi in aggiunta ai quasi 4 miliardi che già oggi gli italiani pagano di tasca propria per le compartecipazioni alla spesa sanitaria in generale.
Effetto farmaci, effetto ticket. Dal consuntivo della spesa farmaceutica pubblica (canale farmacia) diffuso ieri da Federfarma, l’associazione dei titolari di farmacia, arrivano cattive notizie sul fronte della spesa sanitaria a carico dei cittadini.
Confermando una volta di più che oltre alle pensioni e al mercato del lavoro, sul fronte dell’abbandono delle frontiere storiche del welfare, anche per la sanità sono già in vigore, e altri ne arriveranno, aumenti di costi diretti che potranno crescere a valanga quando saranno decisi i tagli da 8 miliardi, contestati dalle regioni, previsti per il 2013-2014 dalla manovra del luglio scorso di Berlusconi-Tremonti. La manovra, cioé, che ha dettato le linee guida per la costruzione del «Patto» per la salute tra Governo e regioni che inizialmente, secondo il cronoprogramma fissato per legge, avrebbe dovuto essere concordato entro il prossimo 30 aprile, ma che resterà in naftalina fino a ottobre come è stato concordato con i governatori. Un rinvio che però difficilmente porterà a un passo indietro sui tagli in cantiere da parte del Governo, come già l’Economia ha fatto capire alle regioni. Tanto che tra le ipotesi ventilate dal Governo negli ultimi incontri c’è stata anche quella di anticipare parte delle misure, ticket compresi, già dal 2013.
La spesa 2011 per i farmaci, intanto, ha chiamato sempre più pesantemente gli italiani a fare la propria parte. La spesa farmaceutica netta a carico dello Stato, invece, ha subito in farmacia una vera e propria gelata, facendo registrare, con 10,217 miliardi, un calo dell’8,6% che in Puglia (-15,8%), in Calabria (-15,3%) e in Campania (-10,8%) è stata doppia cifra. Con un numero di ricette (590 milioni, in media 9,8 per cittadino) cresciute appena dello 0,6% e con un valore medio in picchiata del 9%. Segno che si prescrivono farmaci mediamente di prezzo sempre più basso, soprattutto a partire dalla manovra varata ad aprile dell’anno scorso dall’Aifa. E segno dell’irrompere sul mercato dei più risparmiosi generici. Un sollievo solo parziale, però, per le casse pubbliche la frenata della spesa in farmacia: la farmaceutica ospedaliera, infatti, ha fatto segnare contemporaneamente un rosso di oltre 1,2 miliardi, aprendo le porte alla manovra che dal 2013 chiamerà le industrie farmaceutiche a ripianare il 35% del disavanzo. Una stretta duramente contestata dalle industrie e sulla quale si attende entro giugno il regolamento applicativo.
Proprio la manovra varata dall’Aifa un anno fa, a causa del mancato allineamento di tutte le aziende farmaceutiche ai prezzi più bassi, ha contribuito intanto a far crescere la compartecipazione dei cittadini alla spesa per l’acquisto dei farmaci. Tra ticket e prezzi di rimborso gli italiani hanno finito così per versare di tasca propria nel 2011 1,32 miliardi. Il 33,6% in più rispetto all’anno prima, appunto. L’incidenza dei ticket sulla spesa lorda è stata mediamente del 10,7%, contro il 7,6% del 2010, ma con punte del 14% in Campania, del 13,6% in Veneto e del 13% in Sicilia. Un salasso che quest’anno non si attenuerà, ma che anzi è destinato a crescere anche solo perché la manovra dell’Aifa del 2011 avrà effetto per 12 mesi, e non solo per 8 come è stato l’anno scorso
di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore) – 22 aprile 2012