di Roberto Turno. Da lunedì il risiko delle riforme istituzionali sui banchi dei senatori in aula a palazzo Madama. Dopo altri sette giorni la riffa del decreto Competitività aggredito in commissione (sempre al Senato) da 1.700 emendamenti. E quasi negli stessi giorni l’assalti alla diligenza alla Camera per cercare di frenare le lobby contro il gigantosauro della burocrazia italiana.
Di promessa in promessa, di sfida in sfida, Matteo Renzi non se ne perde una. Tutte le settimane, per il suo Governo delle strette intese che naviga ormai verso i 150 giorni di vita, sono quelle decisive. La prossima, da lunedì 14 luglio, 225 anni esatti dalla presa della Bastiglia (ma era martedì…) a Parigi, sarà un’altra data che il premier-ex sindaco terrà a memoria a lungo. Forse.
Dalle promesse ai fatti
Le giornate di passione di un Governo con un occhio (molto, molto attento) agli affari e alle auspicate concessioni europee, e l’altro verso i numeri di un’economia che non cresce e dei mercati che davvero non ci premiano, non finiscono mai. Non ha fatto a tempo Matteo Renzi a ri-annunciare la riforma della Pa per disegno di legge – così, tanto per rinverdire l’effetto speranza e duplicare appunto l’annuncio un mese dopo – che il suo Gabinetto deve rituffarsi nell’amaro tran-tran di tutti i giorni della politica nazionale e delle beghe di casa nostra. Vicende emiliane incluse, che tanto agitano le acque del Pd non ancora del tutto occupato dal renzismo. Insomma, a parte le rassicurazioni che di manovre in agguato non ce ne sono (e chissà…), certo è che la disoccupazione che non cala e l’economia che continua a faticare parecchio, non sono un buon viatico per il Governo e le sue iniziative più o meno in cantiere. Dai sogni e dalle promesse, insomma, bisogna passare ai risultati. E presto, come sa bene Renzi, consapevole che solo quelli potranno rinverdire la luna di miele con gli italiani.
Cosa bolle in pentola
Risultati, dunque. E riforme: vere, scritte nero su bianco. Con tanto di leggi approvate e di benefici e risultati concreti per gli italiani. Sia chiaro: non quei provvedimenti scritti sull’acqua, traditi dai 752 decreti attuativi mai arrivati al traguardo dal professor Monti in poi. Giusto quello che da lunedì, nell’anniversario della presa della Bastiglia, Matteo Renzi e la sua squadra dovranno cercare di cominciare a incassare. Con le riforme istituzionali, che da lunedì sono in aula al Senato. Non ancora con la legge elettorale, che resta uno dei misteri gloriosi del patto col Cavaliere. Poi ci sono appunto i decreti legge: quello sulla Pa e quello sulla competitività, entrambi in commissione, il primo alla Camera e il secondo al Senato, ma che una settimana dopo vanno entrambi in aula a Montecitorio e a palazzo Madama.
Chi rema contro
Beninteso, non manca altra carne al fuoco. Come il cognome della madre da dare ai figli (aula di Montecitorio) e cooperazione internazionale (idem). E gli affari minori sempre alla Camera, essendo il Senato in tutt’altre faccende affaccendato: le riforme istituzionali, col Senato che si auto-cancella. Vuoi vedere che l’ex sindaco quasi ce la fa anche contro quei giornalisti senatori che di qua e di là remano contro?
Il Sole 24 Ore – 13 luglio 2014