Fuori da Montecitorio, dove ieri mattina hanno protestato, l’opinione era unanime. Da Sel a Fratelli d’Italia, da Legambiente a Marevivo: il Corpo Forestale dello Stato non deve essere accorpato ad altre polizie.
Una levata di scudi che nel corso della giornata ha unito Silvio Berlusconi («La soppressione sarebbe un grave errore») a Nichi Vendola («Scelta assurda smantellarla»). Dall’ex ministro Pecoraro Scanio: «Una follia da bloccare». A Michela Vittoria Brambilla, presidente forzista della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e l’Ambiente: «Ribellatevi a chi vi chiede di rottamare il Corpo Forestale dello Stato». All’unisono il democrat Giuseppe Marinello e il forzista, Maurizio Gasparri: «Giù le mani dal corpo forestale».
E anche il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina: parlava di «risorsa di competenze di altissimo valore per l’Italia».
Ma allora? Caso chiuso? Assolutamente no. Con un emendamento, approvato la scorsa settimana, il governo ritenta la cosiddetta razionalizzazione delle forze di polizia, riprendendo di mira il Corpo Forestale dello Stato. Con una beffa in più: contemporaneamente si lasciano intatte le competenze dei corpi forestali delle Regioni a statuto speciale (inclusa la Sicilia che ne ha 28mila) e delle società in house delle amministrazioni locali.
Ma perché? Con la spending review la parola d’ordine era stata risparmio. Quando è emerso che il Corpo Forestale dello Stato, con i suoi 8 mila uomini, a fronte degli oltre 300 mila delle altre forze di polizia, costa 30 milioni di euro, ma ne fa incassare 28 solo di multe, si è desistito.
Ora, nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione, ci si riprova. Ma stavolta la motivazione è: valorizzare. Lo dice il ministro dell’Agricoltura. E un gruppo di deputati del Pd aggiunge: «Comprendiamo la necessità di una riorganizzazione delle forze di Polizia ma deve essere assicurato il mantenimento di un nucleo operativo specifico».
Ma per i forestali è un bluff. «Diventare come la polizia stradale? Ma allora non hanno capito la nostra attività», protestavano ieri. «Noi ci occupiamo della tutela e della salvaguardia dell’ambiente, dall’uccellino al pozzo di petrolio. E il nostro Paese dovrebbe vivere di questo».
«Il nostro interlocutore finora — aggiungevano — non sono stati gli scippatori e i rapinatori ma chi compie abusi edilizi, sversa rifiuti tossici, compie sofisticazioni alimentari o produce abusivamente ogm. Forse diamo fastidio?». E rimarcavano: «Il colmo è che ai forestali delle regioni a statuto speciale lasceranno le competenze». C’è chi snocciola dati: nell’anno 2013 sono stati accertati 11.726 reati, con oltre 10.624 persone denunciate. Nell’attività di indagine contro gli incendi sono state denunciate 300 persone nel solo anno 2013.
A stringersi ieri in piazza attorno al Corpo Forestale tutte le associazioni di tutela dell’ambiente: «Il Corpo Forestale ha fatto molto contro le ecomafie», ha evidenziato Legambiente. E Fareambiente: «Lo scioglimento è un rischio per l’ambiente e la salute». «È un presidio alla tutela del territorio e del made in Italy», ha aggiunto la Coldiretti. «È un punto di riferimento insopprimibile per la lotta ai reati contro gli animali e l’ambiente e per la sicurezza agroalimentare». E il Wwf ha denunciato: «Gestisce le aree naturali protette, i parchi, fa educazione ambientale e ricerca scientifica. I costi non verranno ridotti, l’efficienza diminuirà e questi servizi saranno sospesi o forse abbandonati. Cosa c’entra con le altre forze di polizia?».
Virginia Piccolillo – Il Corriere della Sera – 2015