La sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco biennale di adeguamento all’inflazione per le pensioni di importo superiore a tre volte il minimo nel biennio 2012-2013 da una parte determina il problema immediato di trovare i fondi per liquidare gli arretrati, dall’altro riporta ancora una volta in evidenza la necessità di trovare un equilibrio tra le pensioni in pagamento, la maggior parte delle quali scollegate dai contributi effettivamente versati, e le esigenze di bilancio previdenziale e non.
A inizio 2015 risultavano in pagamento 18.044.221 pensioni, di cui 3.731.626 di natura assistenziale che cioè sono state riconosciute a fronte di una situazione di invalidità,unita o meno a una condizione di reddito basso. Dei poco più 14 milioni di pensioni previdenziali, invece, 12,4 milioni (88%) sono calcolate con il sistema retributivo, in base al quale l’importo del trattamento è collegato alla retribuzione percepita dal lavoratore in un arco di tempo prestabilito e non ai contributi versati; 402.971 sono calcolate con il sistema contributivo (quindi sulla base di quanto effettivamente versato); 1,2 milioni con il sistema misto. Il rapporto tra contributi versati e prestazioni fruite è oggetto in particolare dell’operazione “Inps a porte aperte” avviata dal neopresidente dell’istituto, Tito Boeri, con cui si evidenziano le regole in vigore in particolare per determinate categorie di lavoratori.
Dopo i focus delle scorse settimane dedicati ai dipendenti dei servizi pubblici di telefonia, a quelli del trasporto aereo, al fondo dei dirigenti e a quello delle Ferrovie dello Stato, ieri è stata la volta dei dipendenti dell’Enel e delle aziende elettriche private. Secondo la simulazione effettuata dall’istituto di previdenza su un campione costituito dalle pensioni con decorrenza compresa tra il 2000 e il 2014 (il 40% del totale), il 99% di questi assegni ha un importo superiore a quello che si otterrebbe calcolando la pensione con il sistema contributivo. Nel 79% dei casi l’ipotetica applicazione del contributivo determinerebbe una riduzione del valore del trattamento compresa tra il 20 e il 40 per cento.
Il Sole 24 Ore – 5 maggio 2015