Il presidente leghista della Regione Veneto, Luca Zaia, preme sull’acceleratore. La legge sui project financing dovrebbe arrivare in consiglio regionale il 4 o 5 agosto, e pare che sarà figlia di un tacito accordo di scambio: stop alla Valsugana bis, cara alla Mantovani e alla famiglia Chiarotto, in cambio di un sì convinto da parte della Provincia di Trento all’altro grande progetto a caro a Zaia (e ad un trasversalissimo ffronte politico-economico), quello della Valdastico Nord.
«Sinceramente Zaia – spiega il vicepresidente della commissione bilancio, il consigliere democratico Stefano Fracasso – più che costruirsi una exit strategy dai contestati project financing, magari pensando ad uno o più ristori milionari, dovrebbe riformulare l’elenco delle priorità infrastrutturali. Il governatore vuole far passare in consiglio regionale una legge che autorizzi la giunta a rivedere i project financing. E che autorizzi capitoli di spesa speciali per qualche indennizzo che potrebbe essere dovuto per ristorare le spese di progettazione per quelle opere dichiarate in passato di pubblico interesse. Però l’esecutivo è rimasto in silenzio su un punto fondamentale».
Quale?
Non ci hanno detto se intendono rivedere o meno la programmazione generale. Questo significa che sono in grande imbarazzo.
Oggi il Pd spara a zero contro la finanza di progetto. Ma non è stato sempre così. I Cinque Stelle vi infilzano spesso su questo punto. Anche voi in imbarazzo?
Io parlo per il lavoro svolto in Regione. Le nostre critiche sono state sempre nettissime. Le nostre denunce idem.
E l’ex segretario vicentino del Pd Pietro Menegozzo che per anni ha difeso l’ospedale di Santorso? O il Pd in parlamento che con Monti premier disse sì al prolungamento dell’incarico del Commissario alla Spv?
Devo ribadire che io parlo per ciò che abbiamo detto e fatto in Regione. Ci sono gli atti del consiglio e i giornali che fanno da testimoni. Se qualche esponente del M5S vuole fare una critica si accomodi pure, ma prima si documenti sul nostro conto.
Frattanto in ballo c’è la partita che riguarda il riordino delle Ulss. Roba pesante no?
Certo, l’abbiamo detto in campagna elettorale.
Va bene, però sembra che il Carroccio vi abbia superati quantomeno nel coraggio di pensare ad una super Ulss, l’“azienda zero”, che mettendo tutte le aziende sanitarie sotto un unico ombrello ne aumenti l’efficienza.
Il presidente sarà anche bravino ad andare sui giornali, ma le cose non stanno così.
L’eminenza grigia di questa riforma è quel Domenico Mantoan, ex numero uno dell’Ulss 5, un tempo vicino alla leghista Manuela Dal Lago e alla forzista Lia Sartori e oggi potentissimo segretario generale della sanità, che in passato anche voi del centrosinistra avete lodato. Che dice in merito?
Bisogna andare per ordine. Mantoan è un ottimo conoscitore della materia ed è un validissimo dirigente; che possa avere qualche simpatia politica questo non ha a che fare con la sua veste tecnico-amministrativa. La questione però è un’altra. L’orizzonte, la direzione di fondo alla macchina regionale, e ai dirigenti di conseguenza, la danno la giunta e il consiglio. Ovvero gli organi politici. Non il contrario. Se avviene il contrario, ovvero se la dirigenza sconfina nel territorio riservato agli eletti, sbaglia. Ma sbaglia ancor più il politico che lo consente. È chiaro il concetto?
Ma entrando nel dettaglio della super Ulss?
Va bene ridurle. Se invece si riduce il tutto al controllo sistematico della segreteria generale della sanità allora significa che mandiamo alle ortiche quell’ambito speciale che è il rapporto tra i sindaci e le Ulss in materia socio-assistenziale che negli anni ha fatto il buon nome della sanità veneta.
Gli aficionados di Zaia sostengono però che quello sia un ambito opaco dove si possono annidare sacche di inefficienza e malaffare. È vero?
Ma parlano loro? L’affaire Sernagiotto è scoppiato con Zaia presidente o con chi altro in giunta? I project financing più contestati, quelli con l’azzurro Giancarlo Galan presidente, non vedevano in giunta un certo vice di nome Zaia? Ma per cortesia finiamola. E poi la giunta se ritiene che ci siano pastette manda gli ispettori.
Lei è stato promotore di un incontro pubblico a Vicenza sulla proposta di legge del Pd sull’“educazione di genere” a scuola, con la relatrice in parlamento Valeria Fedeli senatrice del suo partito, una laica di sinistra. Chi ha una visione più tradizionale dei ruoli uomo-donna ed è contrario alla “teoria gender” sostiene di avere poca voce in capitolo, anche sui media. E di dovere contrastare una sorta di pensiero unico votato all’attenuazione delle differenze tra sessi. Come risponde?
Le cose non stanno così. Il disegno di legge é nato e pensato per combattere le discriminazioni, in primis a carico della donna. C’è un pezzo di mondo cattolico ultra-ortodosso che non è aperto al confronto.
Lei cosa pensa del “gender”?
Il sesso è quello che ci dà madre natura. Poi esiste un’altra sfera, la si chiami come si vuole, che è il risultato della cultura, dei costumi, dell’educazione e delle relazioni. È giusto che ognuno la pensi come vuole, ma arrivare a parlare di legge, come si è letto in molte catene di sms o di email, che sancisce la pedofilia o la omosessualità obbligatoria è una cosa che non sta né in cielo né in terra. E questa mancanza di conoscenza, voluta o meno non lo so, fomentata da qualche ambiente politico non posso saperlo, è emersa anche durante l’incontro al San Gaetano di Vicenza, durante il quale spesso non hanno lasciato parlare la relatrice, la quale era venuta lì proprio per fare chiarezza.
La vostra capogruppo Alessandra Moretti dopo la sua uscita sulla mise da ferroviere è tornata a far parlare di sé. Un pezzo del partito vorrebbe tapparle la bocca perché ad ogni sua uscita perdete consensi. Siete preoccupati?
Non c’è dubbio che la campagna elettorale è stata impostata in modo decisamente stonato. I veneti sono gelosi di alcune loro prerogative ed è comprensibile che abbiano trovato assai poco soddisfacente la proposta politica del centrosinistra. Alessandra, che si è spesa senza risparmiarsi, ha un dono, che è quello di far parlare molto di sé ogni volta che fa una uscita di un certo tipo. Se riuscisse a canalizzare questa sua energia in modo più incisivo sarebbe un ottimo passo avanti per noi.
Vvox – 4 agosto 2015