La brace che da tempo covava sotto la cenere si è trasformata in fiamma. Il braccio di ferro sotterraneo nella Lega Nord tra Matteo Salvini e Flavio Tosi – sulle alleanze e la composizione delle liste a sostegno del governatore uscente Luca Zaia alle elezioni regionali – ha fatto un salto di qualità ieri, con una presa di posizione pubblica del sindaco di Verona che sa di dichiarazione di guerra e che apre scenari clamorosi, tra cui una possibile candidatura dello stesso Tosi a governatore contro Zaia.
«Non parlerei di duello nella Lega Nord, ma di patti disattesi e di parole date ma non mantenute», ha dettato Tosi all’Ansa , chiarendo di riferirsi ai patti «che hanno portato alla quasi unanime candidatura a segretario di Salvini e alla ricostruzione della Lega dopo gli scandali del cerchio magico». La versione di Tosi è che – con l’allora segretario Roberto Maroni nelle vesti di notaio – lui e Salvini si siano spartiti le rispettive zone di influenze: Flavio impegnato nel suo progetto «nazionale» finalizzato a candidarsi a future primarie di centrodestra, Matteo libero di scalare il Carroccio e dettare la sua linea. Ma ieri Tosi ha aggiunto una postilla: gli accordi «prevedevano autonomia di decisione per ogni Regione sulle proprie alleanze e liste, non un partito “milanocentrico”». Eccola qui la miccia accesa che potrebbe portare alla deflagrazione della Lega e del centrodestra veneto: la paventata modifica dello statuto del Carroccio, in un congresso straordinario da tenersi a marzo, che trasferirebbe alla segreteria federale il potere decisionale in materia.
Tosi, che è anche segretario della Lega veneta, l’ha interpretata – correttamente – come una modifica ad personam , anzi contra personam , nello specifico contro di lui. Salvini si sarebbe deciso a percorrere questa strada anche per togliere le castagne dal fuoco a Zaia, che teme di trovarsi accerchiato dagli uomini di Tosi candidati nella Lega e nelle eventuali liste civiche con cui il sindaco di Verona vorrebbe liquidare Forza Italia e Ncd. Quel «modello Verona» prontamente mandato in soffitta dall’accordo che Salvini ha appena siglato con Berlusconi (significativo, a tal proposito, il Tweet di Tosi ieri: «Berlusconi finge di rompere il Nazareno perché gli interessano le Regionali, subito dopo “risposerà” Renzi: mai più zerbini di questa FI»). Il segretario veneto invoca «chiarezza e lealtà» anche in virtù dei tanti «passi indietro» fatti negli anni, come quello per lasciare campo libero alla candidatura di Zaia cinque anni fa. In questo contesto, il mancato invito alla segreteria politica di lunedì in cui si è parlato anche di elezioni in Veneto è stato solo lo sgarbo finale. «L’unico dato certo – sottolinea Tosi – è ciò che è accaduto fino ad oggi: le tante decisioni e scelte condivise, i tanti patti che sono stati fatti fino ad oggi, uno ad uno, tutti disattesi e di questo prendo atto. Io sono abituato a dare la parola e a mantenerla, evidentemente qualcun altro no».
Lo strappo è forse senza ritorno, ma Salvini è ancora convinto di poter ricucire ed avrebbe mandato segnali in tal senso al sindaco di Verona. Sarebbe anche disposto a cedere sulla questione della lista Tosi: «Se è questo il problema, che la faccia pure», confidava ieri il segretario federale ai suoi. Ma il problema, più probabilmente, è un altro: Tosi, di Salvini, non si fida più. E vuole arrivare al momento della trattativa finale con una pistola carica sul tavolo. Ovvero, la prospettiva di una sua discesa in campo in prima persona, contro Zaia, a capo di una coalizione di civiche di centrodestra dove potrebbero confluire in molti, a partire da quelli del Nuovo Centrodestra. «Non è la Lega che non ci vuole ma siamo noi che non vogliamo avere niente a che fare con la Lega di Salvini», ha detto ieri Clodovaldo Ruffato, presidente del consiglio regionale, per cui ora è nato «un percorso per un terzo polo in Veneto». E, pur senza fare il nome di Tosi, è proprio al sindaco di Verona che sta pensando. Ma perché la «minaccia» di una candidatura alternativa di Tosi sia reale, occorre una modifica dell’attuale legge elettorale della Regione per prevedere un ballottaggio tra i due candidati più votati (ad oggi vince chi conquista la maggioranza relativa): una bozza in tal senso è stata presentata giusto ieri da Diego Bottacin del Gruppo Misto, ma l’input parte proprio da Tosi. Potrebbero votarla in molti, una simile legge: dal Pd, che ne avrebbe tutto l’interesse, agli stessi leghisti, in particolare quelli che, se valesse l’imposizione di Salvini del limite a due soli mandati, non sarebbero ricandidati (come Daniele Stival, Marino Finozzi, Maurizio Conte, Roberto Ciambetti). A quel punto potrebbe accadere davvero di tutto. E i sondaggi che Tosi ha commissionato per testare l’appeal di una sua corsa in prima persona, tornerebbero così molto utili.
Alessio Corazza -Il Corriere del Veneto – 11 febbraio 2015