Italia penultima nella Ue ma è finita la recessione. Divario sempre più profondo con Berlino: più 1,6%. La Germania mette il turbo
Si ferma la caduta del Pil: è il primo risultato non negativo da 3 anni e mezzo. Nel quarto trimestre 2014 l’economia è risultata a «crescita zero». L’anno chiude così con una contrazione dello 0,4%.
Il Pil nazionale cessa di scendere mentre nello stesso periodo l’economia della Germania accelera dello 0,7%, confermando il suo ruolo di locomotiva d’Europa. Per i tedeschi l’anno termina con una crescita dell’1,6%, oltre le attese. Il portavoce della Cancelliera Merkel fa sapere che il risultato trimestrale darà la spinta a tutto il 2015. La Borsa di Francoforte festeggia.
Quest’anno in realtà è ancora un’incognita per tutti e ancora più per l’Italia che viene da un lungo periodo di recessione. Il risultato del quarto trimestre, infatti, se paragonato allo stesso periodo del 2013, evidenzia un ribasso dello 0,3%. Peggio dell’Italia, nelle statistiche Eurostat, c’è solo Cipro. Tutto il resto dell’Europa va, trainato appunto dalla Germania. La stessa Francia, pur se sull’orlo della recessione, registra nel quarto trimestre una crescita dello 0,1% che consente di chiudere l’anno con un più 0,4%. Nel complesso Eurolandia è cresciuta nel trimestre dello 0,3% e su base annua dello 0,9%: è poco, ma è pur sempre meglio di niente.
L’anno passato finisce quindi meglio del previsto. La speranza è che il 2015 inizi all’insegna della rinascita. Piccoli-grandi segnali sono già stati captati. In Italia, per esempio, è ripartita la produzione, sono aumentati i mutui, è migliorato il clima di fiducia di consumatori e imprese. Ma poco si sa, al momento, sul domani effettivo dell’economia. Per i prossimi mesi gli esperti fanno affidamento su un mix di elementi favorevoli che sono sul tavolo: il calo del prezzo del petrolio, il mini-euro e il quantitative easing della Bce, l’avvio graduale del piano Juncker per gli investimenti.
Non esistono ancora statistiche sicure sugli effetti di queste misure. Il governatore della Banca d’Italia ha già fatto una previsione di sviluppo dello 0,5%, grosso modo come la Confindustria. Il ministro dell’Economia si è limitato ad assicurare che la crescita «accelera» e che questo diventerà «l’anno della svolta». La ripresa «non ci sarà», secondo la Cgil, è «tutta da costruire» a detta di Confcommercio. I consumatori lamentano che siamo «in fase di stallo».
Repubblica – 14 febbraio 2015