Un allargamento dell’area del lavoro subordinato, per farvi confluire le collaborazioni “fasulle”. Qui potrebbe essere introdotta una “presunzione relativa” che scatterà quando il rapporto di lavoro è strutturalmente organizzato e l’opera è prestata a titolo esclusivamente personale (è ammessa prova contraria da parte del datore di lavoro).
Per i lavoratori autonomi che vogliono invece restare tali entrerà in ballo il criterio della “dipendenza economica” per tutelare le partite Iva più deboli (soprattutto i giovani professionisti all’inizio della professione). Qui si starebbe pensando a degli “indici” (basso reddito, sotto i 30mila euro, monocommittenza e prestazione continuativa) al cui verificarsi si estenderebbero al soggetto interessato alcune protezioni del lavoro subordinato (malattia, maternità e tempi certi di pagamento).
Sono queste le due strade a cui stanno pensando i tecnici di palazzo Chigi e ministero del Lavoro per intervenire sul variegato mondo delle collaborazioni coordinate e continuative, all’interno del Dlgs di riordino delle tipologie contrattuali atteso venerdì in Consiglio dei ministri (forse solo per una lettura iniziale), assieme alle norme sulla conciliazione vita-lavoro, e – per il via libera finale – ai primi due Dlgs attuativi del Jobs acr su tutele crescenti e Naspi.
Oggi le collaborazioni, dopo gli irrigidimenti introdotti dalla legge Fornero, hanno subito una forte contrazione: nel terzo trimestre 2014 (ultimo dato disponibile, fonte Comunicazione obbligatorie del ministero del Lavoro) sono stati attivati 155mila rapporti (nel secondo trimestre 2012 sfioravano quota 200mila). L’intenzione dell’Esecutivo, una volta entrato in vigore il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, è ridurre il perimetro dei falsi lavori autonomi: «Adesso è il momento di valorizzare il lavoro stabile, mantenendo le flessibilità utile alle imprese», spiega il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Per la sottospecie delle collaborazioni a progetto si starebbe pensando a un superamento graduale (1° gennaio 2016 – ma si potrebbe prevedere un termine transitorio un pò più lungo).
«Un’eccessiva estensione del lavoro subordinato è sbagliata – evidenzia Valerio Speziale, ordinario di diritto del lavoro all’università di ChietiPescara – perchè ingessa i rapporti, e mostra una sfiducia a priori nel vero lavoro autonomo. Più flessibile è l’idea di una presunzione relativa. Ma attenzione: anche la strada tracciata dalla legge 92 non è in sé sbagliata, purché si allarghi il campo delle eccezioni».
Nel Dlgs di riordino dei contratti entrerà anche la semplificazione dell’apprendistato di 1° e 3° livello (ma qui va ridotto il “peso” delle Regioni e va ammessa la possibilità di accordi ad hoc tra azienda e istituto scolastico). Ancora in bilico è l’intervento sui contratti a termine (si ipotizza di ridurre la durata da 36 a 24 mesi e le proroghe da 5 a 3), e si discute pure sul lavoro a chiamata: qui si vorrebbe sostituirlo con un rafforzamento dei voucher (il cui tetto potrebbe salire da 5mila a 8mila euro) e con il part-time verticale. Verso la cancellazione il job sharing e l’associazione in partecipazione. «Sopprimere contratti che hanno radici plurisecolari solo per estirpare gli abusi sarebbe davvero insensato – sottolinea Pietro Ichino (Pd) -. La soluzione migliore è l’estensione selettiva delle protezioni proprie del lavoro subordinato qualora tali rapporti presentino i tratti caratteristici della dipendenza economica».
Sul fronte infine dei primi due Dlgs attuativi del Jobs act oggi arriverà il parere della commissione Lavoro della Camera, presieduta da Cesare Damiano. Sul capitolo “caldo” delle tutele crescenti si chiederà al Governo, in particolare, di alzare gli indennizzi minimi e di escludere i licenziamenti collettivi dalle nuove regole. Da quanto si apprende, l’Esecutivo potrebbe accogliere la specificazione, chiesta la settimana scorsa da Maurizio Sacconi (Ap), di applicare cioè le tutele crescenti anche ai casi di conversione dei contratti a termine, dopo l’entrata in vigore del Dlgs, e alle stabilizzazione di apprendisti.
Il Sole 24 Ore – 17 febbraio 2015