Una pietra miliare nelle relazioni industriali, una piccola grande rivoluzione che si è poi scontrata con il fenomeno della precarizzazione che sta dominando oggi il mondo del lavoro in Italia.
Questa la fotografia, per nulla sbiadita, dello storico accordo del 23 gennaio 1983 tra governo, sindacati e Confindustria che sancì l’avvio della concertazione, scattata da attori di ieri (politici e sindacalisti) e da analisti di oggi in un forum di Alleanza Lavoro e Link University Campus. Vincenzo Scotti, l’allora ministro del lavoro che siglò l’accordo con le parti sociali lo ha definito «la chiave che consentì di far ripartire l’occupazione e un metodo adottato grazie ad una coesione sociale». A consuntivo di quella esperienza, per Raffaele Morese ex segretario nazionale della Cisl, «l’intesa contribuì alla fine della scala mobile e fu la ricetta per fronteggiare l’inflazione a doppia cifra di quell’epoca. Di certo divenne anche un modello di riferimento per approcciare ai primi segnali della globalizzazione che poi investì il nostro paese». Positivo anche il bilancio di Giuliano Cazzola, dirigente della Cgil per anni, e oggi vicepresidente della commissione lavoro alla Camera: «La concertazione è risultata decisiva e risolutiva nel 1983 e nel 1993 quando le parti sociali erano Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, ma oggi, che dalla parte delle organizzazioni datoriali abbiamo 40 sigle, sarebbe impraticabile. Molto meglio adottare un avviso comune tra parti sociali e imprese». «Così come, con l’attuale stallo», secondo il presidente di Alleanza Lavoro, Antonio Lombardi, «è bene avvalersi del contributo delle agenzie per il lavoro diffuse capillarmente sul territorio per ridare slancio al tema dell’occupazione».
ItaliaOggi – 28 gennaio 2013