Un anno dopo l’approvazione europea arriva in Italia il “sofosbuvir” “Precedenza ai malati più gravi”. Ma in Italia almeno 400mila diagnosi. C’è un farmaco in grado di cancellare una malattia un tempo quasi imbattibile, c’è un numero ampio ma chiuso di persone alle quali verrà dato gratuitamente e una quantità ancora più grande di malati che chiedono informazioni, chiamano le associazioni e i centri epatologici per sapere se e quando toccherà anche a loro.
Insomma, è iniziata la corsa alla cura. Il sofosbuvir ( nome commerciale Sovaldi) è un medicinale costosissimo e rivoluzionario, perché in grado di far guarire da una patologia diffusissima come l’epatite C. In Italia è finalmente entrato nel prontuario nel dicembre scorso, 11 mesi dopo l’approvazione europea. Grazie a una trattativa estenuante l’Aifa (Agenzia del farmaco) sostiene di aver strappato un prezzo favorevole che per non danneggiare il produttore, la Gilead Sciences, non viene reso noto. Nel contratto sarebbe previsto l’acquisto di ben 50 mila dosi in due anni. Serviranno a chi fa parte di una delle sei categorie di pazienti gravi (per esempio quelli con cirrosi) individuate da Aifa. I problemi pratici adesso sono due: mettere effettivamente in cura queste persone nei centri delle varie Regioni, alcune delle quali ancora molto indietro, e spiegare ai malati che non rischiano la vita che devono aspettare. A meno che non vogliano spendere di tasca propria 70 mila euro, il costo del farmaco per il privato cittadino. Non è ben chiaro in quanti abbiano l’epatite C in Italia. Le persone con la malattia diagnosticata sarebbero almeno tra le 4 e le 500 mila, di cui 70-80 mila in condizioni serie o gravi.
Il sistema concordato per il pagamento sarebbe questo: la casa farmaceutica metterà a disposizione ogni trattamento da 12 settimane per 50 mila euro e poi, via via che aumenterà il numero di dosi acquistate dalle Regioni, restituirà una parte sempre più consistente del denaro. Sono previste tre o quattro fasce di sconto, l’ultima permetterà di pagare il Sovaldi poche migliaia di euro. Quando saranno state acquistate tutte le 50mila dosi, la media del costo per un paziente si aggirerà tra i 20 e i 30mila euro. Potrebbe così bastare a pagare Gilead il miliardo di euro in due anni messo nella legge di Stabilità dal ministro della Salute Lorenzin e preso dal fondo sanitario nazionale.
L’arrivo del sofosbuvir in Italia è una grande conquista ma ci sono ancora scogli da superare. Alcune Regioni sono indietro. «Lazio e Lombardia sono partite con la somministrazione ma altre realtà devono ancora individuare i centri epatologici che seguiranno i pazienti. C’è addirittura qualcuno che ha ridotto il numero di queste strutture. Se per fine gennaio non saranno partite tutte per bene ci arrabbieremo ». A parlare è Ivan Gardini, il presidente di EpaC, che con i suo 10mila iscritti è l’associazione di malati più grande. Riguardo al modo in cui vengono selezionati i primi pazienti non ha niente da ridire: «Aifa ha individuato i più gravi. Ma c’è comunque una corsa al farmaco, ci contattano persone che vogliono sapere se rientrano nelle categorie che avranno il Sovaldi. E qualcuno ci ha chiesto informazioni su eventuali azioni giudiziarie da intraprendere per avere il medicinale. Noi diciamo che per ora tocca a chi sta peggio ma più avanti bisogna aprire a tutti. Non ci dimentichiamo che tra sei mesi arriveranno nuovi farmaci simili al sofosbuvir e molto efficaci. A quel punto, grazie alla concorrena, la cura dovrà essere data a chiunque, non solo a 50 mila malati: devono togliere le limitazioni di accesso».
Repubblica – 9 gennaio 2015