Il Sole 24 Ore. Roberto Calderoli vuol far correre l’autonomia differenziata. E per chiudere in fretta l’ennesima replica delle polemiche sul rischio di «spaccare l’Italia» con il trasferimento di funzioni e risorse alle Regioni del Nord sfrutta il treno della legge di bilancio per spingere la definizione dei «livelli essenziali delle prestazioni» (Lep), cioè la misura minima dei servizi pubblici da garantire in tutta Italia. La norma studiata al ministero per gli Affari regionali e le Autonomie crea a palazzo Chigi una Cabina di regia sui Lep, che entro un anno dovrà individuare i livelli essenziali delle prestazioni nelle materie che possono traslocare dal centro alle regioni con l’autonomia differenziata in base all’articolo 116, terzo comma della Costituzione.
La cabina di regia
La Cabina di regia, che lavorerà con la Commissione tecnica sui fabbisogni standard del Mef, sarà presieduta dallo stesso Calderoli e composta da Raffaele Fitto (ministro per gli Affari Ue, Sud e Pnrr), Elisabetta Casellati (Riforme), Giancarlo Giorgetti (Economia), Massimiliano Fedriga (presidente della Conferenza delle regioni), Michele de Pascale (Upi) e Antonio Decaro (Anci). Alla Cabina parteciperanno poi i ministri competenti sulle materie oggetto dell’autonomia differenziata.
Verso l’autonomia differenziata
Per capire il possibile risvolto pratico della mossa basta tornare al dibattito che si era riacceso nelle settimane scorse dopo che Calderoli aveva presentato alle regioni gli «appunti di lavoro» sulla legge quadro per l’autonomia differenziata. In quella bozza era previsto il trasferimento di funzioni in base alla spesa storica se entro un anno non fossero stati definiti i livelli essenziali delle prestazioni:?dal Sud era partito un allarme bipartisan sul rischio di impoverire ulteriormente il Mezzogiorno premiando i territori del Nord. Il ministro si è detto aperto alle proposte di modifica e un nuovo testo potrebbe arrivare entro le prossime due settimane.
I livelli essenziali delle prestazioni
Ma da che cosa dipende il rischio? In estrema sintesi, il problema può essere posto in questi termini. Il criterio della spesa storica cristallizza la distribuzione attuale delle risorse, e in genere premia il Nord dove i servizi pubblici sono mediamente più sviluppati e anche la spesa è proporzionalmente maggiore. I livelli essenziali delle prestazioni, promessa eterna del federalismo fiscale fin qui inattuata, puntano invece a essere una garanzia per le aree meno avanzate perché, come recita anche la nuova norma inserita nel testo della legge di bilancio, misurano «la soglia di spesa costituzionalmente necessaria per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale» oltre che per regolare i rapporti finanziari fra Stato e autonomie e «favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse collegate al Pnrr».
L’accelerazione prevista nella manovra
Se l’autonomia differenziata parte a spesa storica, quindi, si avvantaggiano le aree più ricche di servizi e spesa pubblica. Se invece arrivano prima i Lep si tutelano le aree più deboli. Perché se la spesa è «costituzionalmente necessaria», va garantita con il supporto statale nelle regioni dove non riesce a essere coperta integralmente dalle capacità fiscali locali. Fin qui la teoria. La pratica dovrebbe cominciare a prendere forma a breve. Ma la norma in manovra può fissare un argine solido anche perché il lavoro sui Lep non è all’anno zero, in commissione sui fabbisogni standard si è cominciato a studiare su alcune funzioni meno impegnative (per esempio il diritto allo studio) i meccanismi tecnici che potranno essere replicati anche su altre materie. Ora la legge di bilancio chiederà di accelerare.
Il Sole 24 Ore