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La messa di Bergoglio per 500 parlamentari: «Ma i corrotti non saranno perdonati». Il Papa sferza la casta e se ne va senza stringere mani

Era nata come una sorta di gita scolastica: i leghisti in pullman, le lamentele per «la levataccia» (appuntamento alle sette, sveglia alle cinque e mezza), la corsa ad accaparrarsi i posti migliori, l’«alunno» (in questo caso Renato Farina) che approfitta della situazione e che twitta tutto in diretta, scatenando anche le reazioni della Rete.

Ma la messa di papa Francesco davanti a quasi 500 politici (tra ministri, sottosegretari, parlamentari presenti e passati, qualche eurodeputato) si è risolta in una dura bacchettata del Pontefice alla «casta».

Durante l’omelia, Francesco parla di «una classe dirigenziale che al tempo di Gesù si era allontanata dal popolo, lo aveva abbandonato», di «interessi di partito e lotte interne», della necessità invece «di aprirsi a Dio e al popolo». Poi l’affondo più duro: «Peccatori che scivolano in corrotti, il cui cuore si è indurito. I primi saranno perdonati perché possono redimersi, i secondi no, sono fissati nel loro errore». E ancora: «Nella logica della necessità non c’è posto per Dio: si deve fare, si deve fare, si deve… Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini. Gesù li chiama, a loro, sepolcri imbiancati». In prima fila ci sono i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, poi il governo: il ministro dell’Interno Angelino Alfano (che «scippa» il posto a Marianna Madia), il sottosegretario Graziano Delrio, i ministri Maria Elena Boschi, Andrea Orlando, Maurizio Lupi, Stefania Giannini, Beatrice Lorenzin, Roberta Pinotti. Dietro, via via, gli altri: ufficio di presidenza, capigruppo, semplici parlamentari. Primi posti assegnati, gli altri a chi arriva prima. Mariastella Gelmini si presenta con dieci minuti di ritardo, e si accomoda dove può. I 500 parlamentari, sentito il Papa, si sono guardati. Qualcuno, se l’aspettava. Qualcun altro, immaginandoselo, ha «disertato» San Pietro: «Sapevo che ci avrebbe picchiato… Meglio non andare», scherza (ma non troppo) il forzista Francesco Giro. All’uscita, la presidente Boldrini chiosa: «È stato un po’ severo, ma penso che ci stava». Anche gli altri hanno incassato. Per Lupi le parole del Papa «sono un forte richiamo a chi rappresenta le istituzioni», per Delrio «sono parole sante, che richiamano ai comandamenti fondamentali», secondo Alfano «la buona politica è quella che mette al centro il bisogno collettivo». Tra i parlamentari presenti, Enrico Gasbarra (Pd) parla di «un messaggio che entra dentro e ti sprona».

In molti, però, oltre alle parole hanno notato l’atteggiamento del Papa. Durante la funzione — che si doveva tenere a Santa Marta, poi spostata a San Pietro visto le tante «adesioni» — Bergoglio «non è apparso come il solito Papa», racconta chi c’era. Ma, piuttosto, «è stato molto ortodosso, tradizionale». Emma Fattorini, senatrice pd, la sintetizza così: «Non vuole nessuna empatia con noi. Neppure quella negativa». Tanto che, alla comunione, papa Francesco resta seduto (lasciando fare ai concelebranti) e alla fine va via, senza stringere mani.

Ernesto Menicucci – Corriere della Sera – 28 marzo 2014 

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