Per la prima volta in Germania, nella regione del Brandeburgo, è stata riscontrata la peste suina africana (Psa) negli allevamenti di suini domestici. Sono state coinvolte due aziende situate nei distretti di Spree-Neisse e Märkisch Oderlan. La prima è un’azienda agricola biologica con circa 200 capi, la seconda una piccola realtà con appena 2 suini. Entrambi gli allevamenti sono stati immediatamente bloccati dalle autorità veterinarie competenti e sono state avviate le misure necessarie. Il virus è stato isolato inizialmente dal Laboratorio statale di Berlino-Brandeburgo. Successivamente, il 15 luglio, il sospetto di Psa è stato confermato dal laboratorio nazionale tedesco di riferimento, il Friedrich-Löffler-Institut (FLI).
La causa dell’introduzione del virus nei due allevamenti non è ancora stata chiarita, ma si tratta probabilmente di un contatto dei suini con i cinghiali infetti. Infatti, nel distretto Spree-Neisse, la Psa è apparsa per la prima volta nei cinghiali nel settembre 2020. Da allora sono stati confermati 103 casi e 261 nel distretto di Märkisch-Oderland.
I suini dei due allevamenti coinvolti verranno abbattuti e le carcasse distrutte, in conformità alle norme previste per contrastare la Psa. Inoltre, sono state istituite dalle autorità competenti locali le zone di restrizione e il blocco della movimentazione di suini vivi e prodotti derivati provenienti da queste zone. Il ministero dell’Agricoltura tedesco ha precisato che, grazie alla misura della regionalizzazione, le vendite di carne suina tedesca all’interno dell’Unione Europea continueranno. Gli animali e i prodotti derivati, provenienti dalle altre regioni tedesche non sono soggetti a restrizioni.
La PSA rappresenta un rischio grave anche per il nostro Paese, anche a causa della presenza massiccia di popolazioni di cinghiali e della contemporanea esistenza di un rilevante numero di allevamenti di suini all’aperto
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