Una proposta di legge ad hoc, illustrata oggi in conferenza stampa, e una manifestazione indetta per il 20 maggio.
Obiettivo: la restituzione dei contributi dovuti alla gestione separata dell’Inps dai parasubordinati, dai precari e da coloro che esercitano professioni non ordinistiche e che, in assenza del raggiungimento dei «requisiti minimi» vengono usati per pagare le pensioni di altri, ma non danno diritto ad averne una propria. A promuovere il doppio binario sono i Radicali che, per bocca del leader Marco Pannella, definiscono la situazione come «una ingiustizia che non consente all’Italia d’essere considerata un paese democratico».
Precari e giovani penalizzati due volte
L’iniziativa dei Radicali prevede che «ai lavoratori o ai loro superstiti» venga riconosciuto «il diritto, su domanda, alla restituzione» di quei contributi cosiddetti «a fondo perduto». Per i firmatari della proposta (Maurizio Turco, Rita Bernardini, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci ed Elisabetta Zamparutti), i «più bisognosi» vengono «penalizzati due volte»: non solo non possono accedere alla pensione per cui hanno versato contributi, ma quel denaro viene utilizzato a vantaggio di altri. I più danneggiati dal vigente sistema – si sottolinea nella presentazione dell’iniziativa di legge – sono i giovani, i precari e i parasubordinati, che con maggiore difficoltà raggiungono i trentacinque anni di anzianità minima, dato che nel mercato “legale” del lavoro si entra sempre più tardi e che sempre più di frequente si lavora in modo intermittente e precario.
I Radicali sottolineano infine che non si tratta di somme poco rilevanti, poiché chi perde i contributi versati e non accede alla pensione, ha dovuto rinunciare inutilmente, per anni, a circa un quarto del suo stipendio. «La gestione dei parasubordinati all’Inps, è diventata una “gallina dalle uova d’oro” – concludono i Radicali – come denunciato dal collega Giuliano Cazzola e dalla più autorevole dottrina». Secondo i firmatari la copertura degli oneri, stimata in 5 miliardi di euro annui a partire dal 2009, potrà essere realizzata con una «vera e propria riforma» delle pensioni con il «progressivo innalzamento dell’età pensionabile e l’equiparazione della stessa tra uomini e donne. Anche se, ammettono i Radicali, «gli oneri effettivi non sono preventivabili a priori, in quanto non esistono dati certi sui contributi silenti realmente esistenti».
Ilsole24ore.com – 29 marzo 2011