La posizione italiana nei confronti degli Ogm è “un atteggiamento di cautela” anche se “non si può ignorare che la questione sia molto sentita dal settore mangimistico, europeo e italiano, poiché si ripercuote in maniera grave sugli approvvigionamenti della filiera zootecnica”. È quanto si legge in un documento depositato in commissione Sanità al Senato da Giuseppe Ruocco, direttore generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute, che illustra la posizione italiana sulla questione Ogm e sulla proposta di modifica del regolamento CE 1829/2003. “La posizione italiana rappresentata nelle sedi europee, pur considerando il parere positivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e non riscontrando problemi sanitari, esprime per tali prodotti in generale un atteggiamento di cautela circa l’immissione in commercio di alimenti e mangimi geneticamente modificati”.
“Che tiene conto dell’opinione pubblica ed in particolare dei consumatori italiani, preoccupati dell’impatto sulla salute e sull’ambiente, nonché della perdita del patrimonio agroalimentare nazionale”.
Per il ministero della Salute, responsabile in materia di sicurezza alimentare – si legge ancora nella nota – l’aspetto fondamentale è la sicurezza degli alimenti e dei mangimi derivati da coltivazioni geneticamente modificate. Per questo, pur confermando piena fiducia nel lavoro di valutazione dell’Efsa dei dossier relativi agli ogm, ha sempre ritenuto importante il rafforzamento della valutazione del rischio dei prodotti geneticamente modificati che l’Efsa effettua in modo approfondito e puntuale”.
Ma c’è un’altra faccia della medaglia: “in questo contesto però non si può ignorare che la questione degli ogm sia molto sentita dal settore mangimistico, europeo e italiano, poiché si ripercuote in maniera grave sugli approvvigionamenti della filiera zootecnica, che dipendono dalle importazioni di soia e mais provenienti dai Paesi terzi, che da tempo coltivano ed utilizzano gli ogm”.
“Pertanto nelle decisioni – scrive Ruocco – si deve tener conto anche di questo settore le cui associazioni, sia a livello nazionale che europeo, hanno fatto presente in più occasioni che la mancata adozione delle decisioni relative ad alcuni ogm, soprattutto soia, o i ritardi nelle adozioni ed entrata in vigore, comportano gravi conseguenze per l’industria di alimenti per animali, che si vede privata della materia prima necessaria alla produzione di alimenti composti per animali”, conclude il diretto del ministero guidato da Beatrice Lorenzin.
(Public Policy) – 25 maggio 2015