Il Corriere del Veneto. La decisione di Aifa di sospendere la somministrazione del vaccino AstraZeneca in tutta Italia, a prescindere dal lotto di appartenenza, ha mandato in cortocircuito la comunicazione istituzionale ad ogni livello.
D’altronde, era stata la stessa Agenzia italiana di vigilanza sul farmaco, l’altro ieri, a rassicurare: «L’allarme sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca è ingiustificato: nessuna causalità è stata dimostrata tra i decessi e la somministrazione dei vaccini». Salvo poi disporre, come detto, lo stop urgente al siero dalle Dolomiti a Capo Passero. E questo sì in linea con quanto deciso in molti altri Paesi, dalla Germania alla Francia, dalla Norvegia alla Danimarca, dall’Islanda all’Irlanda, dalla Bulgaria all’Olanda, ma in controtendenza rispetto all’Ema, l’agenzia regolatoria europea, secondo cui «il rapporto tra benefici e rischi per il vaccino AstraZeneca è considerato positivo e non vediamo alcun problema nel proseguire le vaccinazioni» (così Marco Cavaleri, responsabile per la strategia vaccinale, ieri all’Europarlamento) ed anche rispetto all’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, che ha raccomandato di continuare ad utilizzare il vaccino AstraZeneca (l’esperta dell’Oms Soumya Swaminathan ha affermato che i funzionari dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite «non vogliono che le persone si lascino prendere dal panico»).
Motivo per cui il presidente di Aifa Giorgio Palù, professore dell’università di Padova considerato un luminare della virologia internazionale (è stato presidente della Società Europea di Virologia), è finito sulla graticola, con critiche feroci sui social network (il sito di Aifa a metà pomeriggio è andato letteralmente in tilt), richieste di chiarimenti immediati e finanche di dimissioni (anche se va detto che la decisione di Aifa è stata assunta dopo un colloquio tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza). Un quadro caotico, reso ancor più complicato dal proliferare di fake news che poi, paradossalmente, finiscono per rivelarsi mezze verità, come quella del falso comunicato Aifa sul blocco di più lotti AstraZeneca circolato sempre ieri e segnalato dalla polizia postale prima che Aifa bloccasse AstraZeneca del tutto.
Un contesto non semplice per gli amministratori chiamati a indirizzare la barca con gli occhi dei cittadini puntati addosso. Proprio con Palù, oltreché con Speranza, aveva ad esempio parlato nella prima mattinata di ieri il presidente della Regione Luca Zaia, poi arrivato alla consueta conferenza stampa di Marghera preoccupato più del prosieguo della campagna vaccinale che dei paventati pericoli derivanti dalle reazioni avverse: «È necessario che si chiarisca velocemente questa storia di AstraZeneca – ha detto riferendo del sequestro da parte dei Nas del lotto oggetto dell’indagine in Piemonte – perché procedere così è difficile, si sta minando la credibilità dell’intera campagna. Registriamo punte del 50% di defezioni agli appuntamenti, da Vicenza a Venezia passando per Treviso. Eravamo appena partiti in pompa magna, dritti verso l’obiettivo che ci siamo dati di 50 mila vaccinati al giorno e ora si rallenta tutto… il danno è serio, anche perché sono previste forniture di AstraZeneca tutte le settimane, per decine di migliaia di dosi… io sto a quel che ci dice la scienza: non ci sono evidenze scientifiche di correlazioni tra il vaccino e i morti».
Così a mezzogiorno, perché dopo l’annuncio di Aifa, giocoforza pure il presidente ha assunto una posizione più guardinga: «La salute dei cittadini viene prima di tutto. È fondamentale fare chiarezza nel più breve tempo possibile».
Anche il portavoce delle opposizioni in Regione, Arturo Lorenzoni, sembra spiazzato: giovedì scorso, avendo ricevuto pure lui una dose proveniente da uno dei lotti sotto la lente e facendosi portavoce di tanti cittadini impauriti, aveva invocato «chiarimenti tempestivi», senza nascondere una certa apprensione. Nel fine settimana, forse anche per via delle polemiche seguite a quello che era stato ritenuto un allarmismo eccessivo dei media, ha aggiustato il tiro: «Nessun dubbio sulla campagna vaccinale, anzi, è lo strumento più adeguato per uscire dall’emergenza sanitaria». A questo punto forse era meglio la prima. E insomma, fidarsi o non fidarsi? «È sempre più indispensabile e non più prorogabile il momento della chiarezza – sbotta il senatore Udc Antonio De Poli -. I cittadini hanno il diritto sacrosanto di sapere».