Giulio Geluardi. Invasioni «aliene». Ma lo spazio, questa volta, non c’entra nulla. Sono batteri, funghi, insetti, mammiferi, rettili che volando comodamente su un aereo di linea o godendosi un’assolata e rilassante crociera intorno al mondo, grazie all’irrefrenabile globalizzazione, sono sbarcati sulle nostre coste dai cinque continenti.
E poco importa che gli «alieni» abbiano sei zampe, quattro o non ne abbiano affatto oppure siano addirittura invisibili: l’attacco è partito e in continuazione arrivano nuovi agguerriti e pericolosi «stranieri». Sono le invasioni biologiche di cui l’intera Italia, per la sua posizione strategica tra mare e monti, paga spesso le conseguenze maggiori, in termini sempre più spesso economici.?
Si calcola che ogni anno le specie che approdano in vari modi nel Bel Paese siano almeno un cinquantina. In molti casi, passano del tutto inosservate sia perchè gli effetti dell’ introduzione vengono assorbiti e neutralizzati dalle stesse difese naturali oppure perchè le conseguenze negative si avvertono magari a distanza di anni. Ma in molte altre situazioni invece, le ricadute si hanno immediatamente. Proprio in questi mesi si stanno cercando di affrontare due emergenze, la prima che riguarda il basilico i cui semi sono stati attaccati da un micidiale fungo che arriva dall’Africa. L’altra riguarda gli ulivi.
Nel primo caso a rischio è la produzione del pesto. Il problema è talmente grave che proprio la Regione Liguria ha chiesto al Ministero l’uso di nuovi fitofarmaci (per la salute umana forse però più dannosi dello stesso fungo) da usare nelle coltivazioni.
Per il momento l’infezione (alimentata anche dalle mutate condizioni climatiche dovute al riscaldamento globale causato dall’uomo) è limitata grazie alle contromisure chimiche già adottate nel tempo. Ma, com’è ovvio, potrebbe estendersi.
E c’è da preoccuparsi anche per il nuovo virus made in Usa (Xylella fastidiosa) sbarcato in Italia chissà come e che sta falcidiando – per ora – soltanto gli uliveti in Puglia e contro il quale pare non esista alcun rimedio se non il fuoco. Tanto che si sta creando una «zona rossa» di isolamento nella speranza che l’infezione possa essere contenuta. Il rischio enorme è che il virus possa espandersi alle coltivazioni del resto d’Italia, specie quelle toscane e liguri, mettendo in ginocchio la produzione.
Ma non sono solamente virus e funghi a minacciare le coltivazioni. Spesso le invasioni biologiche sono frutto di importazioni di insetti. Uno degli ultimissimi allarmi è quello dovuto al Cydalima perspectalis, un verdissimo lepidottero fitofago appartenente alla famiglia dei Piralidi, che importato alcuni anni fa dalla Germania attraverso bossi infetti, sta appetitosamente divorando le siepi di giardini pubblici e privati in mezza Italia. Neanche a dirlo: è originario del Sud Est asiatico.
La zanzara tigre Aedes Albopictus. In viaggio negli pneumatici dal Vietnam
A differenza della nostra Culex Pipiens cioè la zanzara notturna che disturba i nostri sonni estivi, la zanzara tigre Aedes Albopictus colpisce di giorno e riposa di notte. È arrivata in Italia – in Veneto per la precisione – negli Anni Novanta comodamente a bordo di un aereo cargo che portava dal Vietnam copertoni di aereo da rigenerare. All’interno degli enormi pneumatici c’erano le larve delle zanzare che in un batter d’occhio hanno colonizzato l’intera Italia. Oggi è diventato un flagello. Novello Dracula, l’insetto ematofogo è originario del SudEst asiatico dove vive nelle foreste pluviali, è potenzialmente pericoloso per le malattie che potrebbe trasmettere con la puntura. Finora non si sono avuti casi di infezione. Ben diversa è la situazione per la zanzara del Nilo e per la zanzara coreana (Aedes Koreicus), entrambe molto pericolose.
La Stampa – 5 febbraio 2015