di Edoardo Boncinelli. A noi uomini piace considerarci importanti o addirittura il prodotto di un atto di creazione separato. Per assecondare tale aspirazione, consideriamo importanti anche gli esseri viventi che più ci somigliano: scimmie, mammiferi in generale e comunque vertebrati. Sappiamo però da tempo che i vertebrati non rappresentano che una esigua minoranza, e se anche li mettiamo insieme con gli altri animali che consideriamo superiori, magari con l’aggiunta delle piante, non assommiamo che una piccola parte dei viventi.
Sono anni che lo sappiamo, ma questa verità non ci piace e non riesce a entrare nelle nostre menti. In realtà sono i batteri i grandi vincitori della lotteria della vita e sono loro che, nonostante la piccolezza, costituiscono la grande maggioranza degli organismi esistenti. Quelli che noi chiamiamo genericamente batteri sono a loro volta attribuibili a due grandi gruppi, gli eubatteri, o batteri veri e propri, e gli archeobatteri, batteri che vivono in regioni recondite e poco ospitali del globo, come le sorgenti di acqua caldissima al fondo degli oceani o i diversi tipi di solfatare, ambienti che offrono condizioni di vita estreme; molti di loro sono in effetti definiti anche estremofili.
Quando si parla di biodiversità esistente sul pianeta, tutti questi microorganismi fanno la parte del leone. Sono in genere unicellulari e hanno cellule un po’ diverse dalle nostre, che gli scienziati chiamano procariotiche, mentre noi animali, le piante, i funghi e alcuni piccoli organismi parassiti possediamo una forma di cellula diversa, detta eucariotica. Gli eucarioti, gli organismi che prediligiamo e frequentiamo quotidianamente, non sono, insomma, che piccola, anche se importante, parte del regno vivente. Tutto questo è confermato e illustrato da una ricerca pubblicata su Nature Microbiology e condotta con l’ausilio di tecniche biologiche di ultima generazione, che permettono un veloce ed efficace esame del Dna delle specie in questione. È anche difficile a questo punto parlare di un «albero della vita». Questa metafora non risponde più alle esigenze di oggi e si preferisce disegnare una specie di arbusto dotato di molte ramificazioni e privo di una vera radice. Da organismi primitivi di cui non sappiamo niente, si sono diramate una serie di «esplosioni» biologiche che hanno portato alla flora e alla fauna di oggi. E dove vivono tutte queste specie di organismi relativamente semplici? Dappertutto. Nella nostra pancia, nei prati, nelle paludi. Sono sotto i nostri occhi ma non è facile raggiungerli e studiarli. Il nostro pianeta brulica di vita, ma il grosso si situa a livello microscopico, e si mantiene e magari evolve quasi a nostra insaputa.
Corriere della Sera – 13 aprile 2016