di Alessandra del Boca e Antonietta Mundo, Corriere della Sera. Il 2016 deve essere l’anno della flessibilità delle pensioni, ha detto Cesare Damiano: l’esecutivo ha parlato di pensione anticipata, ma in legge di Stabilità hanno trovato posto solo esodati, opzione donna, no tax area.
Il presidente Inps ha rilanciato nuove forme di pensione anticipata. Negli ultimi giorni illazioni e rassicurazioni del governo sulla reversibilità hanno inquietato gli animi degli italiani. Per rassicurare i cittadini e farci rispettare nella battaglia con l’Europa per più flessibilità nei conti dobbiamo offrire, come ha scritto Maurizio Ferrera su questo giornale, seri piani di lungo periodo, ridisegno delle regole che assomiglino a investimenti e non a paghette al sapore dell’aiuto di Stato. Se il governo vuole sostenere l’occupazione dei giovani, si affretti ad investire sul collocamento nazionale, su formazione, ricerca e università, partite esangui dei conti pubblici, non sul finanziamento indiretto dei teatri e dei cinema.
I lavoratori più anziani, che vanno in pensione prima, non creeranno più turnover e opportunità a chi non trova lavoro. Molti posti lasciati sono perduti per sempre perché richiedono nuove competenze che non abbiamo ancora formato, tutto sta cambiando più velocemente delle nostre categorie concettuali. Molti fronti di instabilità si aprono oggi che un modello nuovo si impone su quello che ha dominato fino agli ultimi due decenni quando è iniziata la transizione da un’economia in crescita, con nuclei familiari e strutture demografiche stabili, sistemi di welfare pubblici basati sul posto fisso. Il benessere della famiglia era affidato al percettore del reddito, non servivano risorse per l’assistenza perché le donne la offrivano gratis. Oggi pur lenti ci avviamo verso carriere dinamiche e interrotte dove ha più valore l’autonomia della dipendenza. La famiglia è piccola, mancano fratelli e nonni che lavorano più a lungo, le coppie giovani si spostano senza aiuti.
Dal 2010 siamo in fase di denatalità strutturale aggravata dalla congiuntura sfavorevole. Ai giovani che dovranno sostenere molti pensionati longevi servono investimenti in capitale umano e risorse per formarli sulle nuove professionalità richieste: non disperdiamoli in Bonus cultura da 290 milioni per i 18enni o il 2 per mille delle tasse ad associazioni culturali, 100 milioni. Destiniamoli alle emergenze: maternità e professionalità dei giovani! La riforma Fornero ha equiparato nel 2018 l’età legale delle donne a quella degli uomini, le rinunce delle donne anziane convogliamole in aiuti a tutte le giovani donne per le spese pre-post maternità: da loro dipendono le generazioni future, la crescita dell’economia e la sostenibilità del welfare. La proposta di riforma dell’Inps va nella direzione opposta: decurtare le pensioni superiori a 2.450 euro per correggere la durata delle pensioni di anzianità /vecchiaia chiede ulteriori sacrifici alle donne, per la loro longevità. L’età di vecchiaia di 5 anni meno degli uomini è più che giustificata dalla cura della famiglia in un Paese dall’assistenza bassissima. Per finanziare la flessibilità in uscita si sostituiscono le età legali tra il 1974 e il 2010, con nuove età più elevate, ricalcolate a ritroso fino al ’74 sulla base della speranza di vita. La flessibilità in uscita di 3 anni per i futuri pensionati sarebbe a carico di una parte dei pensionati attuali. Brucerebbe in dieci anni 33,1 miliardi, vanificando circa la metà dei sudati risparmi di 80 miliardi della riforma Fornero.
Al momento il governo sembra graziare le pensioni di reversibilità dei superstiti di cui 88% sono donne, finanziate dalla contribuzione previdenziale dei lavoratori che stavano per essere confuse con assistenza non contribuita, sottoposta alla prova dei mezzi Isee. Alla prova Isee perché non sottoporre invece gli assegni di accompagnamento che costano oltre 13,8 miliardi annui? La chiarezza contabile tra assistenza e previdenza pulirebbe il polverone mediatico che inquina i dibattiti e agita i cittadini che subiscono continui tagli dai governi sulle pensioni. Potrebbero aver la tentazione di andare alla banca-Inps a chiedere il pagamento immediato in valor capitale di tutte le annualità di pensione future che spettano loro in base alla speranza di vita. Operazione attuarialmente ineccepibile, è praticata dalle assicurazioni private per i vitalizi, dai fondi complementari di pensione per le rendite dei politici di Trento e Bolzano.
Il Corriere della Sera – 22 febbraio 2016