Giorgio Pogliotti. Estendere l’acausalità fino a 18 mesi per i giovani under 29anni, ridurre l’intervallo di tempo tra un contratto a termine e quello successivo, ripristinando le pause ante legge Fornero (10-20 giorni). Semplificare l’apprendistato per stabilire criteri omogenei per la formazione a livello regionale. Mentre per gli incentivi alle assunzioni prende corpo l’ipotesi del credito d’imposta, in alternativa alla decontribuzione destinata al Sud. Sono alcuni punti del “piano lavoro” che potrebbe essere portato al Consiglio dei ministri di venerdì (ma non è escluso uno slittamento alla prossima settimana) con l’obiettivo di avere il via libera prima del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno.
In tempi brevi dovrà essere sciolto il nodo degli incentivi per l’occupazione: nel procedere del confronto sul testo, sembrano crescere le chance del credito d’imposta sulle nuove assunzioni sull’intero territorio nazionale. È possibile ipotizzare un meccanismo tipo click day, come già avvenuto in passato, fino all’esaurimento della dote. Lo sgravio, finanziato con la riprogrammazione dei fondi Ue 2007-2013, sarebbe valido su tutto il territorio nazionale e mirato alle situazioni di particolare svantaggio lavorativo previste dal regolamento comunitario del 2008.
In alternativa c’è la proposta del ministro Carlo Trigilia (Coesione territoriale) che dalla riprogrammazione dei programmi nazionali cofinanziati dai Fondi strutturali 2007-2013 ricava 500 milioni destinati quest’anno alla decontribuzione a tutte le regioni del Sud. Trigilia prevede 50mila assunzioni con contratti a tempo indeterminato di giovani tra 18 e 29 anni per effetto dello sgravio contributivo di 18mesi di durata entro un tetto di 12mila euro per lavoratore (12 mesi se si trasforma un contratto a termine). La misura, nei piani del ministro, si potrà prorogare nel 2015 con la nuova tranche 2014-2020 di fondi Ue che potranno assicurare nel 2014 l’estensione della decontribuzione al Centro-Nord.
Passiamo alle novità allo studio sulla flessibilità in entrata. Sui contratti a termine: l’orientamento del Governo è quello di estendere l’acausalità – ovvero la possibilità per le imprese di assumere senza ricorrere alle causali -, che la legge 92 limita al primo contratto di durata di 12 mesi (non prorogabile). In vista dell’Expo 2015, affinchè diventi un volano in tutte le regioni, per i 12 mesi di durata massima verrebbe meno il riferimento all’unico contratto a termine, con l’estensione a 18 mesi per gli under 29.
Inoltre si punta a ridurre l’intervallo di tempo per il rinnovo, tornando alla situazione pre-legge Fornero, ovvero ad una pausa di 10 e 20 giorni per contratti fino od oltre i 6 mesi di durata (aumentati dalla legge 92, rispettivamente, a 60 e 90 giorni), lasciando alla contrattazione la possibilità di stabilire una pausa “zero”. Potrebbe anche saltare il riferimento al tetto percentuale dei contratti a termine previsto dai contratti nazionali.
Ieri al tavolo con i sindacati sull’apprendistato i tecnici del Lavoro hanno proposto di sospendere per due anni l’efficacia delle disposizioni sulla formazione trasversale (120 ore di formazione pubblica con nozioni di cultura generale previste in un triennio) per dare tempo alle Regioni di uniformare i criteri su scala nazionale. Attualmente ogni Regione ha criteri diversi per certificare la formazione degli apprendisti e ciò ostacola le assunzioni da parte delle imprese che, infatti, rappresentano solo il 2,8% dei nuovi contratti. Nella fase transitoria si farà riferimento, ai fini sanzionatori, alle sole disposizioni contrattuali. Su questi temi oggi al ministero del Lavoro è previsto il confronto con le imprese.
Critici i sindacati. «Il testo unico del 2011 sull’apprendistato afferma Claudio Treves (Cgil) è il frutto di un lungo contenzioso con le Regioni, sul tema si è espressa anche la Consulta. La creazione di criteri uniformi per certificare la formazione va costruita con il consenso delle Regioni e dei soggetti coinvolti».
Per Luigi Sbarra (Cisl) «questi temi vanno affidati alla contrattazione tra le parti», il rischio «è che si scateni un inutile dibattito ideologico», il Governo piuttosto «si attivi per favorire la crescita con un solido incentivo all’occupazione giovanile».
Duro il giudizio di Guglielmo Loy (Uil): «Se per rilanciare il lavoro il Governo intende rendere più appetibile per le imprese il contratto a tempo determinato rischia di creare un enorme bacino di persone senza certezze per il futuro. Si rendano più convenienti i contratti a tempo indeterminato con una drastica riduzione del costo del lavoro».
Il Sole 24 Ore – 18 giugno 2013