L’aumento di contratti a tempo indeterminato registrato a gennaio e febbraio è dipeso essenzialmente dalla trasformazione di rapporti a termine e da un effetto “rimbalzo” visto che negli ultimi tre mesi del 2014 le attivazioni di contratti stabili sono scese gradualmente (117.396 a ottobre, 88.382 a novembre, 74.303 a dicembre) in attesa dell’entrata in vigore dei forti incentivi fiscali varati con la legge di Stabilità 2015.
Al netto delle cessazioni, i nuovi contratti a tempo indeterminato nei primi due mesi dell’anno sono pari a 45.703 (il saldo tra attivazioni e cessazioni nei primi due mesi del 2014 segna meno 18.934 rapporti). Si tratta di «segnali veri o di segnali di fumo», per ripetere le parole dell’editoriale di Luca Ricolfi pubblicato su questo giornale domenica scorsa?
I dati resi noti ieri dal ministero del Lavoro rispondono solo parzialmente alla domanda. E’ certamente positivo l’aumento del numero di rapporti stabili. Ma nei primi due mesi del 2015 (nel confronto tendenziale) crescono anche le cessazioni di contratti a tempo indeterminato: da 243.655 del 2014 a 257.945 di gennaio-febbraio di quest’anno. Anche le cessazioni di contratti a termine segnano un incremento (di circa 54mila unità) e ciò sta a dimostrare come una fetta consistente di rapporti temporanei si sia trasformata in rapporti stabili (potendo contare sulla robusta decontribuzione triennale operativa dal 1° gennaio 2015 – nel limite delle 8.060 euro annue).
A gennaio sono stati attivati 165.246 contratti a tempo indeterminato (contro i 124.752 di gennaio 2014). A febbraio le attivazioni “stabili” sono state 138.402 (contro le 99.969 di febbraio 2014). Il ministero del Lavoro non va però più avanti di così, e continua a non rendere noto il dato di marzo 2014. Un elemento di valutazione importante invece, come sostiene anche Ricolfi. Visto che il dato del primo trimestre 2014 – noto da tempo – parla di 418.396 contratti a tempo indeterminato complessivi attivati, e pertanto ciò lascerebbe presumere che nel solo mese di marzo 2014 le attivazioni “stabili” siano state pari a circa 200mila contratti (un numero di gran lunga superiore ai dati singoli dei primi due mesi del 2015 – e quindi con l’effetto di ridimensionare i commenti positivi fatti finora dal Governo).
Certo, il dato di marzo 2014 va poi confrontato con quello di marzo 2015. E qui oltre all’incentivo fiscale gioca anche il nuovo contratto a tutele crescenti con la riscrittura dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori operativo dallo scorso 7 marzo, che di fatto sterilizza la reintegrazione trasformandola in un indennizzo monetario crescente con l’anzianità di servizio.
In totale a gennaio e febbraio 2015 sono stati attivati 1.382.978 rapporti di lavoro (847.487 sono a tempo determinato – cioè il 61,2%). L’incidenza dei contratti a tempo indeterminato (sul totale attivazioni) è del 21,9%. Un segnale di una prima, parziale, inversione di tendenza. Finora la percentuale di rapporti stabili ruotava intorno al 15%-16%, prima della crisi si è arrivati anche a punte del 25%. Ecco perchè «per parlare di ragionevole successo delle politiche dell’Esecutivo bisognerebbe arrivare ad almeno il 30% di attivazioni stabili», sottolinea l’economista del lavoro, Carlo Dell’Aringa. E a livello statistico è necessario attendere il “consolidamento” del trend, aspettando, per esempio, il dato trimestrale dell’Istat che tiene conto dell’intera forza lavoro.
Non c’è dubbio però che rispetto alle attivazioni 2014 ci sia stato un incremento 154.920 contratti. Ad aumentare però sono stati solo i contratti a tempo indeterminato e determinato. L’apprendistato continua invece a diminuire (da 34.482 attivazioni a gennaio-febbraio 2014 si scende a 33.531 attivazioni nei primi due mesi del 2015) e ciò sconta probabilmente un effetto “cannibalizzazione” rispetto ai nuovi robusti incentivi previsti per i contratti a tempo indeterminato dalla legge di Stabilità 2015. In diminuzione anche i contratti di collaborazione (più che altro per i disincentivi normativi varati dalla legge Fornero). Anche se qui si è attesa di capire la generale sorte dei cococo quando sarà definitivamente varato il Dlgs di riordino dei contratti (si è ancora in attesa del visto della Ragioneria generale dello Stato).
Nei primi due mesi del 2015 aumentano anche le cessazioni di contratti di apprendistato (28.714 a fronte delle 25.841 dei primi due mesi del 2014). In totale le cessazioni a gennaio-febbraio 2015 si attestano a quota 924.340 (nello stesso periodo 2014 si sono fermate a quota 848.805).
Il Sole 24 Ore – 31 marzo 2015