Per rendere operativa la riforma del lavoro sono necessari 37 decreti attuativi, in maggioranza decreti ministeriali, ma il governo Monti ora è a tempo e l’Associazione nazionale consulenti del lavoro, il sindacato unitario di categoria, non può che esprimere il più profondo sconcerto per operazioni elettorali che nulla hanno a che fare con le realtà dell’impresa e del lavoro.
Uno sconcerto aumentato anche dalla delusione: la categoria aveva appena incassato la disponibilità del ministro Elsa Fornero a lavorare insieme per rinforzare l’apprendistato, snellendone la procedura, come strumento di entrata nel mondo del lavoro, di cui dovrebbero beneficiare soprattutto i giovani.
Il sindacato dei consulenti del lavoro, in questo anno di governo tecnico, si è prodigato in notevoli e apprezzati contributi alla riforma, in una dialettica continua, e contava nell’apertura alla categoria manifestata recentemente dal ministro per continuare il confronto e ottenere provvedimenti diretti a una riduzione apprezzabile del costo del lavoro per incentivare la stabilità occupazionale.
Già alcuni provvedimenti non avevano avuto seguito, ma ora il rischio di veder completamente vanificato anche ciò che di buono c’era nella riforma è fin troppo elevato. I nuovi ammortizzatori sociali (dal 1° gennaio incombe la nuova Aspi), la costituzione dei fondi di solidarietà, le linee guida per il tirocinio, l’esercizio della delega per la democrazia d’impresa, i servizi per l’impiego, il monitoraggio di attuazione della riforma: sono tutti adempimenti previsti dalla riforma Fornero in vigore dal 18 luglio scorso ma che, per passare dalla carta alla pratica, necessitano di appositi provvedimenti.
Nel dettaglio, finora è stato compiuto solo qualche piccolo passo, che riguarda il lavoro flessibile: parliamo del contratto di lavoro a chiamata o intermittente. La circolare ministeriale n. 20 del 1° agosto 2012 e altre due comunicazioni del 9 e 13 agosto forniscono indicazioni su applicazione, obblighi di comunicazione e periodo transitorio.
Per l’istituzione dei fondi di solidarietà bilaterali, previsti per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione, sono necessari diversi passaggi, ma i tempi sono relativamente lunghi: sei mesi per gli accordi collettivi fra le parti sociali, e altre tre mesi perché il ministero emetta il decreto di istituzione presso l’Inps.
La riforma prevede poi decreti attuativi su una serie di altre norme, relative ai contratti, alla trasformazione delle partite Iva, al tirocinio, all’entrata in vigore dell’Aspi, la nuova assicurazione per l’impiego, alla formazione, alla democrazia d’impresa (qui è prevista una delega al governo, da esercitare entro nove mesi, per la partecipazione dei lavoratori in cda), ai nuovi servizi di collocamento (l’iter riguarda anche le Regioni).
Tempi scaduti, il decreto attuativo doveva arrivare in estate, invece per paternità e maternità, per le quali la riforma prevedeva nuove regole: per la paternità (in via sperimentale dal 2013 al 2015), con l’introduzione di un giorno di congedo obbligatorio nei primi cinque mesi di vita del figlio, più altri due facoltativi; per la maternità la novità (sempre in via sperimentale) dei voucher per servizi di babysitter.
Il decreto, di natura non regolamentare, del ministero del lavoro, di concerto con quello dell’economia, doveva stabilire, nei limiti delle risorse disponibili, criteri di accesso e modalità di utilizzo delle misure sperimentali e numero e importo dei voucher.
«Si era intrapresa una strada di risanamento dolorosa ma credibile nel quadro interno e internazionale, per ritrovarci da un giorno all’altro nel mondo delle fiabe», commenta Francesco Longobardi, presidente nazionale Ancl. «Fiabe a cui il mondo delle imprese, degli imprenditori, dei professionisti, di chi investe capitali nella propria attività a proprio rischio, di chi scommette ogni giorno sul successo dell’impresa investendo nel capitale umano non crede più. Lasciamo le fiabe ai bimbi, noi tutti siamo decisamente più adulti».
ItaliaOggi – 14 dicembre 2012