Le indagini verosimilmente servono per mettere insieme tanti pezzetti di verità ma i parlamentari non sono archeologi che ricostruiscono vasi rotti ma persone nominate dal popolo per prendersi la responsabilità delle loro politiche. Per questo dovrebbero ascoltare anche chi sta fuori dal coro
Il Senato ha deciso di istituire, come alla Camera, una commissione di indagine sulla sanità. Non si capisce perché non abbiano pensato a una “bicamerale”. La sanità è la stessa, i soggetti da ascoltare pure e gli end point analoghi. Ma non sarò certo io a dolermi per tutta questa grazia di Dio! Il punto è “a quale scopo”? Sia la Camera che il Senato ci hanno illustrato elenchi di questioni ma quale sia “lo scopo dello scopo” non è chiaro. Quale strategia politica? Probabilmente si vogliono “raccogliere””punti di vista” e supportare o giustificare le future politiche del governo. Ma se fosse così sarebbe come andare per cicorie girando per i campi e fare il “palo” alle politiche degli altri. A noi servono “verità” che, come ci ha spiegato il 900, non sono “punti di vista”che si raccolgono nei campi, ma tesi convenzionali che si costruiscono con la discussione. Di quali verità ha bisogno il governo Letta? Riformatrici o contro riformatrici?Chi lo sa! I “punti di vista” che sono in lista di attesa, sono noti e prevedibili. Il loro spiccato carattere istituzionale fa si che questo particolare tipo di opinioni siano pubbliche …. ma niente garantisce che le verità della sanità coincidano con le pubbliche opinioni. Il senso comune garantisce solo se stesso. I “punti di vista” semmai potrebbero rappresentare un pezzetto di verità.
Le indagini verosimilmente servono per mettere insieme tanti pezzetti di verità ma i parlamentari non sono archeologi che ricostruiscono vasi rotti ma persone nominate dal popolo per prendersi la responsabilità delle loro politiche. Ma a giudicare dai criteri con i quali sono stati scelti i “punti di vista” da ascoltare, questa responsabilità non è per niente chiara. Sono due ed entrambi sono considerati dalla logica, delle fallacie, cioè errori di impostazione:
· “l’argomentum ad homini”
· “l’argomentum ad verecondiam”.
Con il primo si escludono dall’indagine tutti gli argomenti che non sono istituzionali o rappresentativi indipendentemente dalle verità possibili che esistono nella sanità come se un argomento che non sia istituzionale o rappresentativo fosse automaticamente privo di verità. In sanità vi sono un mucchio di verità che non coincidono né con le istituzioni né con le rappresentanze. Anzi le verità importanti nella sanità, o per una ragione o per un’altra, sono raramente rappresentate. Perché escluderle? Perché escludere il pensiero in genere, l’autonomia intellettuale, l’esperienza sul campo, la libera progettualità. Per esempio Gino Strada è “uno” che sta aprendo ambulatori gratuiti e che sulla sanità ha delle cose da dire perché escluderlo da una consultazione? Vi sono progetti per ripensare la programmazione, l’azienda, il lavoro professionale, la governance, l’art 32…l’ospedale…perché non convocarli?
Il secondo criterio ritiene che le cose dette da certe istituzioni o da certe rappresentanze siano automaticamente vere. Ma chi l’ha detto? In sanità sono centinaia gli esempi contrari. Intendiamoci bene le verità istituzionali non sono menzogne, ci mancherebbe altro, ma sono verità circolari concepite per confermare il ruolo dell’istituzione. Non ho mai sentito l’Agenas o il ministero dire verità non funzionali a se stessi. Provate a chiedere alla Fiaso o alla Bocconi cosa pensano delle aziende? Vi sono istituzioni senza verità perché le loro verità sono vendute a tanti generi di committenti. Ve ne sono altre obbligate ad avere certe verità perché la loro funzione lo esige. Vi sono rappresentanze per le quali le verità sono quelle compatibili con gli interessi che rappresentano. Vi sono tautologie tanto istituzionali che rappresentative.
Provate a chiedere a Errani le verità sulla sanità e capirete cosa sia una tautologia o ai medici di medicina generale cosa pensano delle retribuzioni capitarie? O confcooperative circa le mutue. Se le indagini si limiteranno agli argomenti ad homini e ad verecondiam, come io temo, con molta probabilità la montagna partorirà il topolino. L’indagine sarà finta e ci ingannerà. Costruire verità non è come cercare cicorie. Le verità non sono tesi confutabili con altre tesi. Ma quali sono le “tesi guida” delle commissioni?
Per avere delle “tesi guida” bisognerebbe organizzare delle discussioni aderendo al canone moderno che si usa per la costruzione di verità convenzionali:
· sulla scorta dei dati e delle informazioni disponibili (meta analisi delle posizioni in campo) le commissioni fissino i presupposti e i postulati di una discussione,
· quindi definiscano le “ipotesi di cambiamento” per una probabile politica sanitaria,
· infine sottopongano tali ipotesi a verifica chiamando in causa “porci cani” e “ornitorinchi” cioè tutto quanto abbia l’intelligenza, la conoscenza, l’esperienza di confutare o falsificare.
- in particolare gli “ornitorinchi” cioè bestie né mammiferi né uccelli, cioè né istituzioni né sindacati, certamente fastidiose perché essendo intellettualmente libere criticano e ne hanno per tutti, ma oneste e buone conoscitrici della sanità con progetti, idee di cambiamento, esperienze interessanti da raccontare.
A discussione avvenuta le commissioni si prendano la responsabilità di decidere le verità a cui credere. Cioè le loro verità.
Lo scopo? Concordare delle verità sulla sanità. Lo “scopo dello scopo”? Una strategia di riforma che usi delle verità condivise per fare delle buone politiche e delle buone leggi.
Ivan Cavicchi – Quotidiano sanità – 24 giugno 2013