Padani isolati dall’alleanza trasversale tra azzurri, Pd e Udc Colpo grosso della lobby polesana. Oggi atteso il voto finale
VENEZIA «Sulle Usl questo piano è poco coraggioso, noi chiediamo una forte riduzione del loro numero e il mio pensiero è quello del presidente Zaia»: Federico Caner, il capogruppo leghista, scaglia un sasso nello stagno consiliare impegnato nell’esame del Piano socio-sanitario. E lo fa a sorpresa, associandosi alla proposta del “rosso” Pietrangelo Pettenò («Oggi sono 22», sostiene il rappresentante di Sinistra veneta «ne bastano 10 al massimo, il resto è burocrazia e stipendi d’oro») con un tempismo che tradisce la ripicca verso l’alleato pidiellino che – contro il parere della giunta – rivendica al consiglio e alla commissione sanità l’ultima parola in materia di ospedali e manager. Ma rimettere in discussione la geografia delle unità sanitarie – ovvero la distribuzione di risorse, poltrone e posti di lavoro – equivale ad accendere un fiammifero in una polveriera. «La Lega vuole squassare il Piano, anzi affondarlo», reagisce furioso Dario Bond, speaker degli azzurri; «Tutti hanno diritto di cambiare idea», incalza Leonardo Padrin (Pdl), relatore di maggioranza «ma non chi ha la responsabilità di consigliere eletto dai cittadini. Mettere in discussione uno degli elementi fondanti del Piano significa togliere ogni certezza sul resto del provvedimento». Altolà anche dal centrosinistra: Raffaele Grazia (Udc) richiama i “padani” alla coerenza, la democratica Laura Puppato li accusa di voler «demolire il Piano» e avverte che «Il Pd non si presterà a questo gioco irresponsabile». Non bastasse, Caner sconta la defezione del leghista veronese Vittorino Cenci (caposala al pronto soccorso di San Bonifacio), così le uniche aperture arrivano da Diego Bottacin (Verso Nord) e Gustavo Franchetto (Idv), da sempre favorevoli a una riduzione delle aziende. Botta, risposta, nervi tesi. Ai voti, l’aula respinge l’emendamento-scure (36 contrari, 22 favorevoli) grazie all’alleanza trasversale Pdl-Pd-Udc (più Cenci); Verso Nord e Idv si astengono. Poco dopo, a conferma dell’allergia consiliare ad ogni tipo di taglio in materia di welfare – sarà accolto l’emendamento di Mauro Mainardi e Isi Coppola (Pdl), sottoscritto anche da Graziano Azzalin (Pd) che blinda l’attuale sistema sanitario del Polesine riconoscendogli la stessa «specificità» attribuita al territorio montano e lagunare. Tant’è. Caner, visibilmente indispettito, accoglie la sconfitta con un commento tagliente: «Grazie ad alcuni colleghi abbiamo perso l’occasione di dimostrare ai veneti di tenere più ai servizi che alle careghe. Dopo il voto di oggi, comunque, la Lega ha la coscienza totalmente a posto». E a coronamento di una giornata scandita dalle risse nel centrodestra, in serata arriva la bocciatura dell’emendamento dell’assessore Luca Coletto che proponeva di riservare alla giunta la nomina del direttore generale della sanità, nuova figura introdotta dal Piano; una volta ancora, favorevoli i leghisti, contrari pidiellini e centrosinistra che – votando compatti – hanno confermato il testo licenziato dalla commissione: sarà il consiglio a nominare il top manager. Che aggiungere? Approvati 6 degli 11 articoli, il sì definitivo al Piano, atteso per oggi, non sembra a rischio. Ma i litigi tra alleati e la sconfessione di Coletto sulla manovra più delicata della legislatura, spalancano un futuro a tinte fosche.
Il Mattino di Padova – 15 giugno 2012