Lunedì la staffetta con il trevigiano Caner. La riunione del Comitato di disciplina e garanzia della Lega Nord, convocato ieri in via Bellerio per il verdetto sulle 36 richieste di espulsione seguite alla contestazione di Pontida, s’è chiuso ieri con 14 «sentenze» di conferma e 22 conversioni in altrettante sospensioni (in 20 casi per dieci mesi, nei restanti 2 per tre mesi).
Solo 4 provvedimenti, tutti di espulsione, riguardano esponenti lombardi del Carroccio, anche di primo piano come il consigliere federale Marco Desiderati e l’ex deputato Giovanni Torri; i rimanenti 32 sono a carico di colonnelli e militanti veneti. A leggere i numeri (soltanto un’espulsione accolta ogni tre) si potrebbe pensare ad un nuovo segnale di distensione e ad un sostanziale pareggio tra il segretario nathional Flavio Tosi ed i ribelli che sono arrivati ad assediarlo nel quartier generale di via Panà. Ma scorrendo nomi e cognomi se ne ricava in realtà un’impressione un po’ diversa: il sindaco di Verona ha infatti mostrato clemenza nei confronti dei «soldati semplici», quelli che appaiono meno pericolosi per la sua leadership, mentre ha affondato la lama al cuore di chi, per ruolo o per storia, avrebbero potuto continuare a rendergli la vita difficile, dando linfa alla guerriglia che sta dilaniando il partito in Veneto. Una mossa studiata e azzeccata, soprattutto in vista della sua futura nomina a vice segretario federale al posto di Federico Caner. Un battesimo che dovrebbe essere celebrato già nel consiglio federale di lunedì prossimo e che, a quanto si sussurra in via Bellerio, rappresenta solo il primo passo della lunga marcia che in breve tempo porterà Tosi a prendere il posto di Roberto Maroni alla guida del movimento fondato da Umberto Bossi. Matteo Salvini permettendo.
Il neo governatore della Lombardia, infatti, sembra deciso ad adottare questa soluzione: via i tre vice nominati dopo il congresso, considerati bravi ragazzi ma un po’ troppo «evanescenti» (anche su giornali e tivù), dentro i segretari «nazionali» di Veneto, Lombardia e Piemonte (in quest’ultimo caso il nome si saprà solo dopo il congresso straordinario per la successione a Roberto Cota), così da dare un maggior peso politico e mediatico al politburo che controlla il Carroccio, che secondo Maroni non può limitarsi alla mera rappresentanza delle «nazioni» sulla base del Cencelli padano. Una mossa che, nessuno ne fa mistero in via Bellerio, prelude alla successione, tanto che lo stesso segretario federale avrebbe ammesso che «chi si rivelerà più bravo tra i tre, poi diventerà il nuovo leader della Lega». E senza nulla togliere all’alfiere del Piemonte, è evidente che la partita si giocherà tra il sanguigno e movimentista Salvini ed il glaciale e «politico» Tosi.
Tornando alle espulsioni, e archiviato il caso Santino Bozza (già espulso da tempo ed ora in attesa dell’ultimo appello presso Bossi in quanto consigliere regionale e militante ultraventennale), gli altri cacciati sono il consigliere regionale Giovanni Furlanetto (che come Bozza potrà appellarsi al Senatùr), l’ex deputata Paola Goisis, l’ex segretario di Venezia Paolo Pizzolato, l’assessore al Bilancio della Provincia di Venezia Pierangelo Del Zotto e quello alla Sicurezza della Provincia di Verona Giovanni Codognola, il capogruppo in Comune a Venezia Alessandro Vianello, i padovani Alberto Maniero (assessore ai Lavori pubblici a Maserà), Enrico Voltan (segretario della circoscrizione Colli) e Stefano Cattelan e il segretario di Rovigo Massimo Bergamin. A proposito di Rovigo: da lì provengono quasi tutti i 15 militanti e 113 sostenitori riaccolti all’unanimità nel partito su richiesta di Tosi (le modalità saranno stabilite lunedì al federale), dopo che si erano autosospesi per protesta nei confronti dell’ex segretario nathional Gian Paolo Gobbo e del segretario provinciale Antonello Contiero nell’ottobre del 2011 (tra loro pare ci sia anche Matteo Ferrari, marito della senatrice Emanuela Munerato). «Ora si può finalmente tornare a fare politica – commenta Tosi – Torniamo a lavorare sul territorio. Le proposte sui provvedimenti sono state approvate all’unanimità: un bel segnale».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 14 maggio 2013