Sono una decina i punti salienti dell’accordo che è stato raggiunto ieri dalla maggioranza al ministero della Giustizia sulla legge anticorruzione. Un testo che verrà sottoposto al voto del Parlamento e che sostanzialmente riprende il disegno di legge presentato da Pietro Grasso (poco prima che venisse eletto presidente del Senato), con alcune variazioni e un’idea nuova. Pena minima e massima. Oggi per un reato di corruzione la pena minima prevista è di quattro anni di reclusione: verrà aumentata a sei. La pena massima è invece di otto anni: sarà aumentata a dieci. L’aumento della pena minima è un inasprimento che verrà proposto al disegno di legge presentato da Pietro Grasso con un emendamento del governo. Si è pensato a fondo a questo aumento: è stato deciso affinché un corrotto finisca per evitare la galera grazie ad una serie di attenuanti generiche.
È stata una decisione che ha fatto discutere quella di accantonare la procedibilità per querela di parte per il falso in bilancio e arrivare invece a decidere di procedere d’ufficio, sempre. Ma alla fine l’accordo si è raggiunto. E si è raggiunto anche l’accordo per decidere di eliminare quella norma che adesso prevede che il falso in bilancio non sia punibile quando riguarda una percentuale fino al 5 per cento. L’obiettivo è di potere stabilire un reato anche al di sotto di quella soglia, piccolo magari, ma non privo di punibilità.
Le pene accessorie
Oggi quando un corrotto viene condannato può avere il divieto di contattare la pubblica amministrazione (di fare appalti) fino a tre anni. Si è deciso di portare questo tetto a cinque anni.
La concussione
Un’altra stretta anche per questo reato: la concussione per induzione oggi è punibile con una pena fino a otto anni di reclusione. Per concussione per induzione si intende quella concussione compiuta da chi abusa delle sue qualità e dei suoi poteri per indurre un’altra persona a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità. Nell’accordo raggiunto ieri nel ministero di via Arenula si è deciso di aumentare questa pena fino ad un massimo di dieci anni.
La perdita del lavoro
Con le norme vigenti è previsto che per poter perdere il proprio posto di lavoro, il condannato per corruzione (ma anche per i reati correlati di concussione o di peculato) debba aver avuto una condanna di almeno tre anni di reclusione. Il nuovo accordo prevede che per perdere il posto di lavoro possa bastare una condanna a due anni di reclusione.
Lo sconto per i pentiti
È una norma alla quale il governo e la maggioranza tengono molto: lo sconto di pena per i corrotti che collaborano con la giustizia. Aver deciso di inasprire le pene, vorrebbe infatti rappresentare un incentivo per chi, finito nelle maglie della giustizia, decida di mettersi a disposizione degli inquirenti. Ecco perché è stato previsto per i «pentiti» delle mazzette uno sconto notevole: si va dalla riduzione di un minimo di un terzo della pena, ad un massimo di metà.
Si allarga la lista punibili
È qualcosa che succede spesso nella pubblica amministrazione, mascherato da richiesta «ufficiale»: l’incaricato di pubblico servizio si rivolge al cittadino pretendendo, con violenze e minacce, ciò che non dovrebbe voler pretendere mai. Si parla di medici o di infermieri, di notai, ma anche di semplici addetti agli sportelli della pubblica amministrazione. È stato deciso di inserire anche loro nella lista dei punibili per concussione.
Corrotti a «libro paga»
Anche questa è un’eventualità che è stata riscontrata spesso durante le indagini per corruzioni. Non semplici mazzette di denaro per il corrotto, bensì nomi inseriti direttamente a libro paga delle aziende per corrotti raffinati e decisamente ben «oliati». Oggi con la legge vigente la pena del corrotto messo a libro paga può arrivare fino ad un massimo di cinque anni. Con la nuova norma si vuole innalzare questo tetto a sei anni.
La prescrizione
Hanno discusso a lungo di prescrizione ieri al tavolo del ministero di via Arenula, i membri della maggioranza. E, tutti d’accordo, alla fine hanno deciso di non decidere alcunché in proposito. Perché è già aperta a Montecitorio un’ampia discussione in tema di prescrizione e così si è pensato che fosse meglio portare nel disegno di legge alla Camera anche questa parte sulla corruzione.
Il Corriere della Sera – 6 febbraio 2015