Attivazione di un fondo strategico di garanzia per gli investimenti delle imprese. Dote per la detassazione dei salari di produttività. Attenuazione della deindicizzazioni sulle pensioni medio-basse.
Rivisitazione della Trise per ripristinare, almeno in parte, le detrazioni scomparse con l’Imu. E concentrazione del taglio del cuneo su una platea di lavoratori più ristretta per aumentare il bonus: sotto i 28-25mila euro anziché 55mila euro. Queste le tessere più gettonate dai gruppi parlamentari per rivisitare il mosaico della legge di stabilità. Con la possibilità di posticipare il taglio del cuneo al prossimo anno (come ipotizzato anche dal premier Enrico Letta) e concentrare le risorse disponibili sul sociale e sulla detassazione dei salari di produttività con un intervento.
A confermare che i gruppi parlamentari «hanno chiesto modifiche soprattutto su casa e cuneo» sono i relatori della “stabilità” al Senato, Giorgio Santini (Pd) e Antonio D’Alì (Pdl), in attesa che domani scada il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio. Lo stesso D’Alì ha caldeggiato un intervento sulle pensioni più basse lasciando intendere che si sta valutando l’ipotesi di intervenire sul meccanismo di indicizzazione che nell’attuale testo è garantito al 100% solo per gli assegni fino a tre volte il minimo, al 90% per quelli tra tre e cinque volte il minimo e al 75%per le pensioni tra cinque e sei volte il minimo (sopra questa soglia c’è il blocco totale). Santini da parte sua ha sottolineato la necessità di «valorizzare la parte della crescita e degli investimenti» di prevedere «un robusto intervento» per ridurre le tasse su lavoro e imprese nel triennio. E a suggerire di destinare i 5 miliardi previsti per i prossimi tre anni agli sgravi sul salario di produttività è anche il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Pdl).
Ma il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla come «una trappola» le ipotesi di spostamento delle risorse del cuneo sulla parte più povera della popolazione. E va all’attacco della manovra: senza modifiche profonde nel 2014 l’Italia rischia di avere 3,5 milioni di disoccupati. Ma il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, assicura: la manovra «sarà completamente modificata, non abbiamo mai detto che era l’oracolo». In attesa di vedere come finirà la partita su cuneo e casa, al Senato si fa strada l’ipotesi di attivare un fondo di garanzia per «una prima risposta», come ha detto il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, alla richiesta di «buoni incentivi».
Il Sole 24 Ore – 8 novembre 2013