Come era prevedibile, la scissione del Pdl in due tronconi produce effetti pesanti (e negativi) sul percorso parlamentare della legge di Stabilità al Senato. E a questo punto si fa sempre più probabile il ricorso al voto di fiducia da parte del governo per risolvere il garbuglio.
Un voto di fiducia che potrebbe però sancire il passaggio all’opposizione di Forza Italia, che ieri ha fatto capire di vedere tutt’altro che male la prospettiva di bocciare la manovra economica del governo. Anzi.
Nella giornata di ieri si sono così moltiplicati gli incontri per mettere a punto gli emendamenti di maggioranza, a volte col governo e a volte no. E da subito si è capito che la faccenda si sta avvelenando proprio sul piano politico. Il punto è: quali sono i partiti che stanno nella «maggioranza»? Forza Italia non ha in pratica rappresentanti nelle sedi dove si decide del destino della manovra, visto anche che uno dei relatori, D’Ali, è alfaniano. A questo punto i berlusconiani si trovano con le mani liberissime per difendere le loro proposte. Anche quelle meno praticabili, come l’operazione sulle spiagge o la «rottamazione» delle cartelle esattoriali, sapendo che in ogni caso potranno tenere a piacimento e finché vorranno un piede dentro e uno fuori della maggioranza. Intestandosi gli eventuali risultati «positivi» dal loro punto di vista, e magari persino votando contro all’ultimo minuto. In generale, allungando i tempi per cercare di far passare le richieste di Forza Italia sullo spinoso tema della tassazione sulla casa. In ogni caso, pare proprio che non ci siano intenzione da parte dei forzisti di asciugare al massimo il numero degli emendamenti.
In questa ottica va vista l’ipotesi di fiducia che il governo porrebbe in Aula sul testo approvato dalla commissione Bilancio. La decisione in realtà è stata praticamente presa. E permetterebbe di votare la legge di Stabilità prima del 27 novembre, giorno in cui il Senato voterà sulla decadenza di Berlusconi, e spingerebbe Forza Italia a rompere prima di quella data.
Certo è che ieri sera alla riunione «governo-relatori di maggioranza» nessun esponente di Forza Italia era presente. In quella sede decisioni definitive non sono state prese, in particolare sul tema della casa. Sul discorso della service tax però sta maturando sempre più una volontà di reintrodurre apposite detrazioni per limitare il rischio di «danni» per chi l’Imu prima casa non la pagava. Sul cuneo fiscale, mentre ancora non è chiaro in che modo il bonus che riguarda le imprese verrà suddiviso, sembra certo che la quota che riguarda i lavoratori dipendenti verrà concentrata sui redditi fino a 27.000-30.000 euro annui.
Ci sarà l’emendamento per istituire il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, mobilitando all’uopo la Cassa Depositi e Prestiti. Si cercano poi risorse per dare sostanza ad altri interventi di sostegno all’economia, oltre a fondi per l’Istituto Luce. Anche l’informatizzazione delle edicole potrebbe entrare nel pacchetto di modifiche governo-relatori.
E mentre sembra esserci la possibilità di finanziamenti per affrontare il problema del dissesto idrogeologico, arriva una novità che riguarda Bankitalia: la stretta prevista dalla legge di Stabilità per il pubblico impiego sarà estesa anche alla Banca centrale, e comprenderà il tetto agli stipendi dei manager e il blocco del turn over. Si tratterebbe di una norma di indirizzo che Palazzo Koch dovrebbe poi attuare perché esso, come tutti gli organi costituzionali, ha autonomia di bilancio.
La Stampa – 20 novembre 2013