È uno dei temi chiave nell’agenda della riunione dell’Eurogruppo di domani pomeriggio e certamente il più facile da discutere, per i ministri delle Finanze di Eurolandia, chiamati dal presidente del forum, Jean-Claude Juncker, a definire “il” o “i” nomi dei candidati alla successione di Jean-Claude Trichet alla presidenza della Bce.
In pole position, infatti, c’è il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che nei giorni scorsi ha incassato, dopo quello espresso un mese fa dal presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, anche l’appoggio del cancelliere tedesco. Angela Merkel ha sottolineato infatti come Draghi sia «una persona vicina alle nostre idee per quanto riguarda la cultura della stabilità», con ciò diradando i dubbi sul fatto che la provenienza da un Paese che ha nel suo passato un’inflazione elevata e nel suo presente un alto debito pubblico potesse mettere in ombra l’elevato standing internazionale dell’attuale presidente del Fsb.
Vedi tutti » Nei giorni successivi sono arrivate espressioni di ampio consenso internazionale sul nome del candidato italiano, indicato nella lettera di risposta a Juncker dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che lunedì pomeriggio rappresenterà l’Italia alla riunione. Ultimo, in ordine di tempo, è stato quello del primo ministro greco George Papandreou: su Draghi «ho solo sentito cose eccellenti – dice Papandreou – le sue capacità sono incontestate. La Grecia è pronta a sostenerlo
Consensi che arrivano anche dal mondo finanziario italiano. La candidatura di Draghi «è molto buona per l’Italia», ha detto sabato Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, a margine del convegno sull’editoria a Borgo La Bagnaia. «È l’uomo giusto al posto giusto» ha aggiunto. Draghi ha «avuto un riconoscimento per le sue competenze e per il lavoro al Financial Stability Board», ha detto poi il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, spiegando che «si tratta di un merito per lui, che se lo è guadagnato sul campo, e di un riconoscimento per l’Italia».
Questo non significa, naturalmente, come ha già detto Juncker, che non possano esserci sul tappeto altri nomi: si saprà solo nel pomeriggio, quindi, se la riunione servirà già a sancire il benestare al governatore italiano o se si tratterà di un “primo giro di pista”; tenendo conto in ogni caso che la decisione definitiva sarà il frutto di una votazione a maggioranza tra i capi di Stato e di Governo al vertice del 24 giugno.
L’incertezza, tuttavia, sembra minima: è vero infatti che gli olandesi hanno fanno trapelare nei giorni scorsi le loro perplessità sui tempi della decisione, ritenendo che un voto troppo anticipato su un successore che entra in carica il primo novembre potrebbe nuocere alla gestione Trichet; ma è anche vero che l’argomento non è molto forte, tenendo conto che nella storia della Bce c’è anche il mandato a tempo conferito proprio all’olandese Wim Duisemberg, che pure non creò nessuna difficoltà gestionale.
Di sicuro, una volta identificato, con ogni probabilità, in Draghi l’uomo che si siederà, come ha scritto Mario Deaglio «su una poltrona che scotta, nel momento più difficile della storia dell’euro», entro il 24 giugno si porrà anche un altro nodo diplomatico da sciogliere per il governo italiano: la composizione del board dell’Eurotower. Se Draghi verrà nominato presidente della Bce, un gentlemen’s agreement fra i grandi Paesi vorrebbe che Lorenzo Bini Smaghi lasciasse il suo posto a un banchiere in arrivo da un altro paese della zona euro e la Francia ha già messo una seria ipoteca sul suo seggio. Bini Smaghi ha un mandato che termina solo a maggio del 2013. Una decisione su eventuali dimissioni anticipate spetta solo a lui.
Ilsole24ore.com – 15 maggio 2011