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Liste d’attesa. Zaia infuriato. Opposizione: se la prenda con sestesso

Paziente chiede una mammografia all’Usl di Montebelluna, la visita le viene fissata nel 2015. Tempo di attesa due anni e otto mesi. Il rinvio record scatena la rabbia del governatore Luca Zaia, che minaccia severi provvedimenti. All’ospedale civile di Venezia l’attesa media è di un anno.

Qualcuno dica a Luca Zaia che è lui il presidente della Regione. Nel mondo politico regionale, è la reazione più diffusa all’attacco del governatore alle liste d’attesa dell’Usl 8, che di fatto danno il benservito al direttore generale Renato Mason (del resto, un fedelissimo di Giancarlo Galan). Laura Puppato, capogruppo del Partito Democratico, è tranciante: «È la plastica dimostrazione che non è vero che il tetto alle liste d’attesa è di 180 giorni. E Zaia non faccia il furbo, facendo finta di essere in un altro pianeta. È lui il presidente della Regione, è lui che nomina i direttori generali e che gestisce la sanità veneta. Dove peraltro stiamo assistento a un indecente balletto sulle schede socio sanitarie. Non pensino, i signori della maggioranza, di tenere nel cassetto fino alle elezioni politiche le schede del nuovo piano regionale sanitario». E Dario Bond, capogruppo del Pdl, sibila: «Zaia scateni l’inferno verso Coletto, è lui l’assessore alla sanità. C’è un vecchio detto:dimmi con chi vai e ti dirò chi sei». Anche Antonino Pipitone, consigliere regionale dell’Italia dei valori, è critico:«Invece di parafrasare le battute dei film di cassetta, consigliamo al presidente Zaia di fare qualche telefonata ai centri di prenotazione dei nostri ospedali per richiedere alcuni esami importanti, come la mammografia. I tempi di attesa biblici, caro presidente, sono assicurati. Se vuole prendersela con qualcuno, per questa situazione, inizi da se stesso. E’ un risultato – prosegue Pipitone – figlio delle politiche sanitarie del centrodestra. A forza di tagliare dove non si dovrebbe, i servizi anziché gli sprechi, uno dei risultati più ovvi è l’aumento delle liste d’attesa. Noi di IdV, anche in sede di piano sanitario, avevamo fatto delle proposte per risolvere il problema, come la creazione di un numero unico regionale di prenotazione, che metta in rete tutti i posti disponibili, intervento che buon successo ha avuto in altre regioni. Ovviamente Zaia e il suo assessore si sono girati dall’altra parte». E Leonardo Padrin, presidente della commissione sanità, azzarda un ragionamento: «Zaia è molto sensibile a questi temi perché vuol stare dalla parte dei cittadini, che sulla sanità hanno le antenne molto attente. Non a caso il presidente, soprattutto ultimamente, ama le inaugurazioni ospedaliere…».

Montebelluna. Per la mammografia appuntamento al 2015


«Una mammografia con l’impegnativa e senza priorità? Non prima del giugno 2015»: così si è sentita rispondere una signora agli sportelli del Cup dell’ospedale di Montebelluna. E gliel’ hanno prenotata: giovedì 18 giugno 2015, ore 9. E a seguire le indicazioni del caso su dove recarsi, quali preparativi adottare, fino ai tempi di ritiro del referto. La signora, che da tempo è seguita dall’ospedale di Montebelluna, non l’ha presa bene Attendere due anni e 8 mesi per una mammografia è un po’ troppo. Così ha pubblicato copia della sua prenotazione direttamente sul sito del governatore del Veneto, Luca Zaia. E sopra il post è comparsa una frase che suona come un forte campanello d’allarme per i vertici dell’Ulss 8. «Liste d’attesa: mammografia a due anni. Adesso scateno l’inferno». E’ comparsa ieri nel sito di Zaia e tra Venezia ed Asolo, sede della direzione dell’Usl 8, ieri i telefoni devono essere stati roventi. Da un lato il governatore Zaia e gli uffici regionali, dall’altro il direttore generale Mason e il suo staff. Perché è noto come il governatore del Veneto veda come il fumo negli occhi i tempi lunghi di attesa per le prestazioni specialistiche nella sanità veneta e quasi tre anni per una mammografia è un neo di quelli che non si cancellano. Ma l’Ulss 8, identificata in breve tempo la signora cui era stata assegnata quella prenotazione, sottolinea che non c’è nulla di anomalo: nella impegnativa non c’era indicata alcuna priorità, e quindi la richiesta della signora andava in coda all’agenda del reparto. Non solo: gli uffici hanno ricostruito puntigliosamente tutte le mammografie fatte dalla signora all’interno del programma di screening, sin dal 2004, a cadenza biennale come previsto nel suo caso. La direzione, in una nota, puntualizza che proprio per rispettare la cadenza biennale,la donna sarebbe stata invitata comunque a sottoporsi a mammografia nel novembre 2013, un anno e sette mesi prima di quella prenotata al Cup, e questo nell’ambito dello screening preventivo generale. La prenotazione dello scandalo, dunque, non verrà rispettata. «La prescrizione di mammografia non era prioritarizzata, cioè non era indicata la sigla che prevede l’indicazione del periodo massimo di attesa», ribadisce la nota della direzione dell’Ulss 8, riferendosi esplicitamente all’esame che poteva essere effettuato solo due anni e otto mesi dopo. Ma poi ricorda quali sono gli standard della Regione sui tempi di attesa per le priorità: al massimo 10 giorni di attesa per le priorità di tipo B, 60 giorni per quelle di tipo D e 180 giorni per quelle di tipo P. «Verosimilmente il medico prescrittore non aveva elementi clinici per indicarlo – aggiunge la nota diramata dagli uffici guidati da Renato Mason –. A tal proposito si fa presente che, come previsto dalla Regione, tutte le richieste di prestazioni non prioritarizzate e per i cittadini non residenti vengono soddisfatte in coda alla disponibilità di tipo P. Inoltre, dai dati in nostro possesso, la signora è rientrata anche nei programmi di screening aziendali eseguendo l’esame mammografico, su invito, nel 2004, 2006, 2008, mentre nel 2010 la signora aveva rinunciato all’accertamento per motivi di salute; il successivo appuntamento del settembre 2011 era stato rispettato, sempre fortunatamente con esito negativo, ed è previsto l’invio del nuovo invito biennale nel settembre 2013. Si fa presente che gli unici programmi preventivi previsti dal Sistema sanitario nazionale sono quelli di screening adottati anche a livello internazionale, che prevedono una attenta valutazione costi/benefici oltreché rischio/beneficio, legato in questo caso all’esposizione a radiazioni ionizzanti”.

Zaia fa lo scandalizzato: «Scateno l’inferno»

«È uno scandalo, adesso scateno l’inferno: se qualcuno non ha fatto il proprio dovere pagherà salato, dal direttore fino al dipendente dietro lo sportello Cup dell’Usl 8». Violentissima reazione del governatore del Veneto Luca Zaia, a cui si è rivolta la signora costretta ad attendere fino al 18 giugno del 2015 per una mammografia. Zaia ha messo copia della prenotazione in apertura del suo sito Internet. E ora vuole andare fino in fondo alla faccenda: «In una Usl veneta che come altre che ha avuto bei risultati amministrativi», dice Zaia, «non possono accadere simili incomprensibili casi. Anche perché solo con un po’ di buonsenso si potrebbero risolvere. Scatterà subito una verifica puntuale, voglio anche sapere quante macchine per la mammografia ci sono nell’Usl 8 e quanto lavorano: se scopro che le macchine stanno ferme mentre la gente aspetta, faccio un disastro. Voglio insomma sapere se siamo di fronte a disattenzione, scarsa sensibilità, dolo o colpa grave». «È comunque vergognoso il solo dire a una signora che deve attendere due anni e mezzo», incalza Zaia, «È vergognoso diffondere tra i cittadini questo senso di abbandono. Voglio analizzare tutta la filiera Usl 8, perché non giustifico neanche l’ultimo dipendente che ha consegnato il foglio in mano alla signora. La legge è chiara: per quel tipo di controllo l’attesa massima deve essere di 180 giorni. Bisognava bloccare la procedura, facendosi dare il telefono dalla signora per poi richiamarla a casa una volta risolto il problema. Qui si tratta di difendere cittadini davanti al banco dell’Usl. E quindi chi ha sbagliato pagherà nei limiti massimi consentiti dalla legge. Ho davvero le palle girate». Ma i sindacati non ci stanno: «Ne abbiamo le scatole piene di sparate che non portano a nulla, tanto più che la Regione ha delle responsabilità in certi processi», dice Ivan Bernini, segretario generale della Funzione pubblica della Cgil di Treviso. «I motivi di questo ritardo possono essere molteplici. Zaia dice che scatenerà l’inferno, ma intanto si continua a tagliare sulla sanità: ci sono macchinari e strumentazioni per gli esami clinici negli ospedali che potrebbero funzionare 24 ore su 24, solo che per questo ci vorrebbero più medici e più personale tecnico. Però non si può assumere. La Regione ha dimostrato di essere particolarmente rigorosa e attenta sulla questione assunzione. Tanto che anche i contratti a tempo determinato, quelli che servono ad esempio a coprire buchi o a sostituire pensionamenti, devono passare attraverso la Regione. A volte ci vogliono addirittura tre mesi per procedere con un contratto di questo tipo». Altro problema è però la «marea» di impegnative non sempre opportune, «ma se Zaia ha dichiarato di voler scatenare l’inferno, forse dovrebbe scatenarlo anche contro se stesso».

La Tribuna di Treviso – 19 ottobre 2012

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