Un recente articolo di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano, che riguarda la presenza di contaminanti organici tossico persistenti in campioni di molluschi prelevati al Mercato Ittico di Milano, pubblicato sulla rivista Food additives & contaminants, ha rilevato livelli inaspettatamente alti di PFOA in un pool di vongole provenienti dall’Adriatico (31 ng/g), in confronto a quanto rilevato in esemplari provenienti da altre zone europee.
Precedenti indagini effettuate nel 2013 dal CNR sulle vongole allevate provenienti dall’area impattata del delta del Po, riportavano una contaminazione media di 3,6 ng/g, nove volte inferiore. La concentrazione di PFOA descritta dai ricercatori milanesi è la più elevata mai descritta nel prodotto ittico nazionale e probabilmente trova spiegazione nel contatto del mollusco con sedimenti particolarmente contaminati.
Sulla base della attuale revisione al ribasso dei livelli tollerabili per assunzioni alimentari per PFOA (ricordiamo che US EPA indica una dose di riferimento per tossicità cronica di 20 ng/kg/giorno e che EFSA sta valutando una riduzione di 3 ordini di grandezza del TDI 2008 di 1500 ng/kg/giorno), l’evidenza fornita dallo studio va attentamente considerata, per il ruolo che possono avere alcuni alimenti di origine animale nell’esposizione in virtù della qualità dell’ambiente di allevamento e dei fattori di biomagnificazione e di bioaccumulo propri di tali composti.
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Redazione Sivemp Veneto – 8 giugno 2018