Stefano Vergine. L’accusa più pesante è arrivata dallo stesso premier neozelandese. «I primi test che hanno rilevato il problema sono datati maggio 2012», ha tuonato John Key, «perché ci avete messo più di un anno a lanciare l’allarme?». Il problema è quello di un batterio che provoca botulismo, malattia che nei casi peggiori può portare alla morte.
“Fonterra”, multinazionale con un fatturato annuo di quasi 12 miliardi di euro e il 90 per cento della produzione neozelandese di latte, ha annunciato di aver trovato il batterio in alcuni campioni di bevande già in commercio. La causa: una tubatura sporca in un impianto. Da qui il ritiro dal mercato di mille tonnellate di prodotti sparsi in sette Paesi: Nuova Zelanda, Australia, Thailandia, Malesia, Vietnam, Arabia Saudita e, soprattutto, Cina. «Il batterio», ha fatto sapere la società, «potrebbe trovarsi nel latte per bambini, oltre che in alcune bevande energetiche». Subito dopo l’annuncio, la Russia ha bloccato le importazioni di latte in polvere dalla Nuova Zelanda. E così ha fatto Pechino, principale cliente di Fonterra, memore di una partita di latte avariato che nel 2008 causò la morte di sei bambini. Questa volta, stando a quanto dichiarato dalla compagnia, non sono stati segnalati casi di malattie.
Ma la Nuova Zelanda trema. Il Paese è il maggior produttore mondiale di latte e le esportazioni del prodotto valgono 7 miliardi di euro all’anno, quasi il 6 per cento del Pil.
Espresso – 16 agosto 2013