Il curriculum professionale? Frutto di un’autocertificazione dubbia. E così una serie di scintille tra «camici bianchi» per un posto da primario ha innescato un incendio che da Perugia si è esteso fino a Pavia, nel prestigioso Policlinico San Matteo. Una sentenza del Consiglio di Stato ha infatti azzerato un concorso per titoli in virtù del quale il professor Gian Luigi Marseglia svolgeva (e svolge tuttora) il ruolo di direttore della clinica di chirurgia pediatrica.
I giudici amministrativi hanno ritenuto la procedura di nomina viziata dal fatto che il dottor Marseglia aveva dichiarato di avere un incarico a Pavia che la sentenza ha giudicato non comprovato.
Questa è la vicenda ridotta all’osso, una storia di rivalità come se ne incontrano tante nel mondo accademico italiano dove spesso concorsi e nomine sono sospettate di scarsa trasparenza. La vicenda in questione, come detto, rischia di avere le ripercussioni maggiori a Pavia ma prende origine addirittura nel 2006 all’università di Perugia. Qui viene indetto un concorso per dirigente di prima fascia (in pratica un primariato) dalla facoltà di Medicina e chirurgia. La commissione assegna a Marseglia una valutazione migliore rispetto a quella di un altro concorrente il professor Stefano Cianfarani, romano, il quale presenta ricorso alla magistratura.
Cianfarani contesta sostanzialmente tre anomalie: primo, il giudizio iniziale della commissione, che lo aveva visto prevalere, era stato modificato dopo un irrituale colloquio supplementare con i candidati in virtù del quale la graduatoria era stata modificata; secondo, Marseglia aveva dichiarato di aver lavorato come responsabile della clinica pediatrica al San Matteo di Pavia, affermazione messa in dubbio; terzo, uno dei componenti della commissione, il professor Giorgio Rondini, aveva lavorato a lungo assieme allo stesso Marseglia.
Mentre quest’ultima obiezione viene accantonata dai giudici («si è trattato solo di un rapporto di stima e apprezzamento tra allievo e maestro» scrive la sentenza), le altre due vengono accolte dalla sentenza formulata quest’estate (e notificata pochi giorni fa); il verdetto del concorso perugino — limitatamente alla posizione delle due parti in causa — annullato. In particolare il Consiglio di Stato giudica «anomalo, un eccesso di potere» il colloquio supplementare con i candidati, mentre riguardo all’autocertificazione del lavoro svolto al San Matteo, viene accertato che «a Marseglia era stata attribuita solo la responsabilità di alcuni letti».
Sembra una baruffa destinata a chiudersi lì, ma così non è; a Pavia, dove nel frattempo Marseglia è effettivamente diventato primario, da anni un collega, il dottor Mauro Bozzola, reclama la guida della clinica pediatrica del San Matteo. «Se quel curriculum non va bene a Perugia, non può andare bene a Pavia» è il ragionamento in base al quale Bozzola presenta un nuovo ricorso — stavolta al Tar della Lombardia — per scalzare il rivale. E questo sarà il nuovo fronte della guerra legale in corsia.
Dall’Università di Pavia, che ha un rapporto strettissimo con il San Matteo, per ora l’orientamento è quello di non cambiare la rotta: «Il professor Marseglia a nostro modo di vedere continua ad avere i titoli indispensabili per dirigere la clinica» è quanto trapela dal consiglio di amministrazione dell’ateneo che si è riunito martedì. L’ultima parola, anche in questo caso, spetterà ai giudici.
Corriere.it – 27 settembre 2012