Campofontana ancora nel cuore degli attacchi dei lupi. A una settimana dalla predazione ai danni di una manza dell’allevamento di Nicola, Bruno, Lucillo e Luigi Pagani, i predatori sono tornati nello stesso posto, a pochi metri dalla strada provinciale che unisce contrada Roncari con la chiesa, proprio all’altezza del cartello stradale di ingresso nella frazione. Vittima ancora una volta una manza di otto mesi, attaccata alle cosce, anteriore e posteriore, ancora viva ieri in tarda mattinata ma ferita in modo grave, tant’è che i veterinari dell’Ulss 9 alla fine hanno deciso di procedere alla sua soppressione.
Dopo la precedente predazione i carabinieri forestali avevano provveduto a collocare sul luogo due dissuasori acustici che entrano in funzione durante la notte sparando ciascuno ogni mezz’ora, ma tarati in modo alternato perché ogni quarto d’ora ci siano suoni che dovrebbero spaventare i lupi: un trattore in movimento, fucilate, musica da discoteca. Che sia stato questo ad aver funzionato, che sia stato il passaggio di qualche auto (la predazione è avvenuta di mattina presto, prima della 5), il risultato è che la manza è stata comunque aggredita e ferita in modo grave, anche se non consumata. I dissuasori funzionano in alcuni casi, come è stato dimostrato in alcune località di Bosco Chiesanuova, ma l’efficacia è garantita se sono abbinati ai recinti elettrici.
Sono visibilmente scossi gli allevatori: «È la seconda manza che perdiamo in una settimana e temiamo che domani tornino, come hanno fatto nell’allevamento di Martino Roncari dove, dopo un parziale insuccesso, si sono rifatti la notte dopo, consumando un capo quasi per intero», commenta Nicola Pagani. Impossibile tenere i capi in stalla in questa stagione: «Siamo un’azienda certificata biologica e per disciplinare siamo obbligati a tenere i capi al pascolo dalla comparsa della prima erba fino a ottobre. Se non lo facciamo, rischiamo di essere cancellati dall’elenco delle aziende bio e dai benefici che ciò comporta. I nostri animali devono stare al pascolo», aggiunge Pagani. Il recinto elettrico potrebbe essere la soluzione? «Lo abbiamo chiesto subito dopo la prima predazione, ma da venerdì scorso abbiamo ricevuto dalla Regione solo oggi la risposta che la nostra richiesta è stata ricevuta. Nient’altro: prima creano il problema poi impiegano anni per rispondere e cercare di risolverlo», insiste.
Sul posto c’è anche la vicesindaca Elisabetta Peloso: «Oggi qui, domani qualche centinaio di metri più in là, è una storia che si ripete con un senso totale di abbandono e di impotenza», dice.
Proprio nei giorni scorsi, la giunta ha approvato la richiesta dello stato di emergenza: «Aspettiamo risposte concrete e immediate, perché altrimenti arriverà, a causa dell’esasperazione, qualche azione forte. Non escludiamo neanche la possibilità di un’ordinanza di abbattimento dei lupi», azzarda la vicesindaca, sapendo di andare contro la legge.
«Qui purtroppo non siamo più solo di fronte all’abbandono, ma al disprezzo della montagna e dei suoi abitanti. C’è il danno, c’è il dolore e c’è una montagna colpita e umiliata. Ho visto villeggianti passare dalla strada, fermarsi, guardare e piangere. Sono scene che strappano il cuore, vedere un animale soffrire così e non poter far niente se non accelerare la sua fine con un colpo di grazia».
Per ora non è cambiato nulla», conclude la vicesindaca, «è solo aumentata la tensione e l’esasperazione di persone che sono rimaste troppo a lungo senza risposte concrete e risolutive».
Con la predazione di ieri salgono a 47 gli episodi predatori nella Lessinia veronese da inizio anno e sono in totale 69 i capi domestici predati, con 62 uccisi e 7 feriti o soppressi.
Lupi, in settimana arrivano i recinti. «Chiederò a Roma di accelerare la revisione di norme non più adeguate alla situazione»
«Sto dalla parte degli allevatori e mi spiace per quello che stanno passando a causa dei lupi». La scelta di campo di Giuseppe Pan, assessore regionale all’Agricoltura e Caccia, è chiara. Venerdì ha incontrato i rappresentanti dell’associazione Salvaguardia rurale veneta esprimendo solidarietà alla categoria. «Purtroppo finché non si arriverà a un cambio di legislazione nazionale sulla materia, sarà difficile poter intervenire in autonomia come Regione, con gli spostamenti o gli abbattimenti selettivi, come chiedono gli allevatori», premette Pan. La situazione di Campofontana è però un caso particolare, con gli allevamenti in mezzo al paese, tra colonie alpine e campeggi in una stagione particolarmente affollata di turisti e villeggianti: «In luoghi così i lupi non ci dovrebbero stare, andrebbero allontanati», aggiunge l’assessore, «ma anche per fare questo, al momento serve un’autorizzazione ministeriale, che arriva su parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. I tempi sono lunghi e per accelerare le procedure parlerò nei prossimi giorni con i rappresentanti per la sicurezza della Provincia di Verona e con gli organi di rappresentanza del Governo. Chiederò loro un appoggio nell’incrementare la vigilanza per dare a residenti e turisti, anche visivamente, la percezione di essere meglio tutelati», anticipa. Per la tutela del bestiame servirebbe invece montare in fretta i recinti elettrici acquistati con i fondi del progetto Life WolfAlps. «Stiamo procedendo in questa direzione: il territorio regionale è grande e la posa non si può fare in maniera approssimativa, se si vuole che lo strumento sia efficace. Abbiamo cominciato con l’altopiano di Asiago e i nostri tecnici sono già sul posto. Dalla settimana prossima saremo in Lessinia. 1180 recinti acquistati dalla Regione saranno tutti destinati gratuitamente agli allevatori che ne hanno fatto richiesta», promette l’assessore. Intanto dopo l’ennesima predazione di venerdì sono comparsi nuovi cartelli di protesta a Campofontana. Uno copre il cartello d’ingresso del paese e recita: «Noi allevatori siamo abbandonati da politici e istituzioni. Vergogna!». Un’altra scritta è accanto alla carcassa della manza soppressa venerdì in seguito alle ferite incurabili riportate dai morsi dei lupi: «Sbranata viva dai lupi. Quante ancora?» ed è accanto al lenzuolo che da una settimana sta lungo la provinciale e denuncia la Regione per aver venduto la Lessinia ai lupi.
C’è tensione in paese e lo si capisce anche dalle facce interrogative e dai discorsi della gente, anche quella non direttamente toccata dai danni delle predazioni. «Spiacciono queste situazioni di tensione, ma le capisco. E giusto che trovino anche sfogo in momenti e segni di protesta, ma la gente deve capire che non è facile il nostro ruolo ne da] punto di vista legislativo, che ci chiede di operare con le leggi che ci sono, al massimo lavorando per cambiare quelle che riteniamo non più adeguate a fronteggiare un fenomeno nuovo; ne dal punto di vista operativo, con personale scarso e da formare. Tutti vorrebbero i recinti subito, ma ci vogliono giornate e giornate di lavoro per posizionarli e renderli efficaci. Chiediamo la collaborazione degli allevatori verso i quali non ci siamo mai tirati indietro», aggiunge Pan. Conferma di aver ricevuto anche la richiesta di incontro da parte di don Nicola Giacomi, direttore dei Campi Saf di Campofontana e del Centro diocesano per la pastorale giovanile, che in una stagione ospita migliaia di adolescenti: «Ci vedremo la settimana prossima e voglio garantire tutto l’appoggio della Regione alla sua richiesta di sicurezza», conclude l’assessore.
Vittorio Zambaldo – L’Arena – 29 luglio 2017