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L’urlo degli imprenditori del Nord al Governo: “Muovetevi”

Dal Piemonte al Veneto gli imprenditori sono sempre più preoccupati e chiedono misure al governo. Il timore? Che la stagnazione del Palazzo possa riversarsi ulteriormente sull’economia

Giulio Bonazzi, ad di Aquafil: “Giù le tasse sulle imprese”.

1 Bisogna rimettere in moto l’economia, non ci sono altre strade. Abbassando le tasse su imprese e lavoratori e tagliando le spese improduttive che deprimono il ciclo economico. Non è una cosa impossibile tornare a crescere all’1,7-1,8% l’anno. In questo modo saremmo in grado di ripagare gli interessi sull’enorme stock di debito, tenendoci al riparo dalla speculazione

2 Temiamo il blocco del sistema bancario, il ritorno alla stretta creditizia vissuta nel 2008-2009. Oggi le banche di soldi da impiegare ne hanno pochini, attraversano una fase di scarsa liquidità e, nel caso te li prestino, chiedono tassi quasi da usura, vicini all’8-9 per cento. In questo modo è impossibile finanziare il circolante e gli investimenti. Brutalmente: come si fa a competere con aziende straniere che si approvvigionano con interessi al 2-3 per cento?

Fabio Storchi, a capo di Comer industries: “Una patrimoniale eccezionale”

1 Bisogna al più presto governare questo paese. Cercare di rilanciare l’economia ridando fiducia agli imprenditori e ai cittadini consumatori. Questo lo si fa con programmi credibili, andando a recuperare risorse dove ci sono, tra i mille sprechi italiani. E poi, in via eccezionale, varando imposta patrimoniale che abbatta il debito sotto il 100% del pil e permetta di impiegare risorse ingenti per rilanciare investimenti e fare politica industriale seriamente.

2 I timori sono due: la stretta bancaria che comincia a manifestarsi sul territorio, tra clienti e fornitori, colpendo le imprese meno solide patrimonialmente. Se non s’interviene si rischia la moria. E poi, soprattutto, l’impotenza cronica del governo. Non possiamo permetterci questo immobilismo né il lento trascinamento alle elezioni del 2013. Il paese ci arriverebbe in agonia.

 

Lorraine Berton, presidente di Sipao: “Snellire subito la burocrazia”

1 In questo momento non ci interessa quale governo faccia le riforme, ma solo farle bene e velocemente. La differenza la fanno gli uomini, non i partiti. Due le cose da fare subito: snellire la burocrazia, che ci soffoca peggio di 10 anni fa, e rilanciare l’innovazione perché siamo fermi da troppi anni. Recentemente il governo ha persino tagliato il credito d’imposta! Come si fa a competere in questo modo, da soli e su un campo minato?

2 La cosa peggiore, specie per quei comparti del made in Italy in ripresa, è una nuova stretta bancaria. Purtroppo avvertiamo i primi morsi di credit crunch. Le imprese hanno difficoltà nell’ottenere fidi, subiscono richieste di rientri immediati e fermi improvvisi alle dilazioni. La politica deve intervenire perché se si consolidasse questo quadro sarebbe devastante per il nostro tessuto produttivo.

Stefano Bongiovanni, Ad Fin. Cos Cantieri: “Basta governare con incertezze”

1 Al governo e alle istituzioni, comprese le banche, chiedo sicurezza e tempi certi, anche per i pagamenti. A volte si attende troppo per ricevere una risposta che si annuncia positiva e poi non lo è. Al governo chiedo tanta determinazione, perchè i tagli alle spese sono futuribili. Alle aziende bisogna dare lavori pubblici completi a prezzi equi. Il sistema Italia accetta ribassi troppo alti, a scapito della professionalità.

2 Temo l’assoluta incertezza, perchè oggi, nel nostro sistema Paese, manca la sicurezza su tanti fronti: quella di lavorare per se stessi, la propria famiglia e l’azienda. Temiamo di non sapere in che cosa andiamo a investire, in un momento di grande difficoltà e confusione. E c’è molta preoccupazione, nel campo delle costruzioni in particolare, a lavorare nel settore pubblico proprio per questa incertezza.

Giuseppe Provvisiero, Presidente dell’Ance: “Temiamo la stretta bancaria”

1 Anche in Italia le infrastrutture devono essere usate come effetto moltiplicatore per creare sviluppo e lavoro. Bisogna sbloccare le risorse già stanziate per le grandi opere, dalla Tav al Terzo valico, confermare i finanziamenti su quelle strategiche, avviare le piccole opere immediatamente cantierabili: emblematico il caso delle scuole, idem per gli ospedali e le carceri. Porterebbero un sollievo immediato. Fondamentali anche la semplificazione delle procedure e un sistema di regole tale da premiare le imprese di qualità: gli appalti al massimo ribasso non vanno in questa direzione».

2 La stretta progressiva del sistema bancario, per quanto cerchi di mostrarsi comprensivo, la progressiva rarefazione delle imprese e l’aumento esponenziale della disoccupazione, con i problemi economici e sociali correlati. Così il Paese rischia di implodere.

Roberto Snaidero, presidente di Federlegno: “Aiutateci a far crescere l’export”

1 Bisogna aumentare le quote di export facendo crescere il numero di imprese italiane internazionalizzate. In una parola, le istituzioni devono aiutarci a migliorare il sistema di promozione/sostegno del made in Italy: tagliando i doppioni, accorpando funzioni e concentrando le risorse sui settori davvero strategici. Già siamo piccoli rispetto ai competitor, se non facciamo massa critica rischiamo di restare tagliati fuori dai mercati più promettenti che crescono di più.

2 La stagnazione cronica del mercato interno. L’Italia non cresce, i consumi sono fermi. Parlo del mio settore (legno-arredo): bisogna introdurre urgentemente, come in Francia, meccanismi di Iva agevolata per i mobili prima casa. Questo darebbe respiro a tutta la filiera. Non sono del tutto pessimista, ma ci vuole una unità di intenti che per ora non vedo nei nostri decisori.

Jacopo Silva, Presidente dei giovani industriali di Padova: “No alla logica del tirare a campare”

1 Il governo deve smettere di far credere alla gente che la crisi sia sempre colpa di qualcun altro: l’Europa, la speculazione, i mercati finanziari. L’Italia ha il potenziale per essere ancora un grande paese industriale, ma serve un progetto paese serio e di ampio respiro. Come? Bisogna puntare sui giovani con investimenti nella scuola e sgravi fiscali alle assunzioni. E poi tagliare gli sprechi, disboscare enti inutili e i costi della politica, perché chi chiede sacrifici al paese deve dare il buon esempio.

2 Temo un governo inadeguato, che litiga da mesi. Siamo peggio del «tirare a campare» di andreottiana memoria. Il piano inclinato ci fa scivolare giorno dopo giorno: abbiamo sempre meno soldi in tasca, meno lavoro, meno consumi, meno investimenti. Un destino che il paese non si merita. Se governati bene, potremmo invertire il trend.

Michele Tronconi, Presidente di Sistema Moda Italia: “Non restare alla finestra”

1 E’ ineludibile un intervento dell’Eurogruppo. Da crisi del genere si esce affidandosi ad un prestatore di ultima istanza molto capiente. Ma insieme bisogna rilanciare l’economia reale, con riforme di fisco, previdenza, dismissioni, liberalizzazioni e infrastrutture da fare tutte insieme. Inoltre bisogna agire su altri tasti importanti: migliorare la promozione sui mercati esteri, tagliare il costo della bolletta energetica, e lasciare più liquidità nelle aziende, evitando altre scelte come la sottrazione del Tfr inoptato alle imprese sotto i 50 dipendenti che obbligano a indebitarsi ulteriormente, legandosi mani e piedi al credito bancario.

2 Quel che fa paura è la paura stessa, che porta a restare alla finestra, non fare circolare il reddito e ridurre gli investimenti. Il credit crunch e la recessione sono conseguenze anche di questo atteggiamento spaventato.

La stampa 29 settembre 2001

 

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