Parte da un Veneto martoriato dal dramma di 70 imprenditori suicidi negli ultimi cinque anni (sono già quattro nel 2014), stretto tra 171 mila disoccupati e 85 mila cassintegrati (42 mila dei quali a zero ore, tutti dati Cgia Mestre) l’idea di esentare dai ticket sanitari quest’ultima categoria.
La proposta è stata presentata nei giorni scorsi al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, da Luca Coletto, coordinatore nazionale degli assessori alla Sanità. Che spiega: «Nessuno ha pensato ai cassintegrati, ma in questo momento non possiamo più ignorare una categoria che cresce ogni giorno e che ha bisogno di sentire la vicinanza dello Stato, anche per un piccolo aiuto. Non si può chiedere il ticket a chi vive il dramma della cassa integrazione e quindi si ritrova, magari a cinquant’anni, un grosso punto interrogativo sul futuro proprio e della sua famiglia. Il ministro ha accolto bene la proposta, che ora valuterà in modo da capire come renderla sostenibile dal punto di vista economico».
Nonostante l’autonomia «organizzativa» concessa alla Regioni in materia di sanità, la fiscalità resta infatti competenza dello Stato, perciò il piano presentato da Coletto va concretizzato solo con legge nazionale. Oggi sono esenti: i bambini sotto i 6 anni e gli over 65 appartenenti a un reddito totale familiare lordo non superiore a 36.151,98 euro; i disoccupati e familiari a loro carico con reddito non superiore a 8.263,31 euro; i soggetti colpiti da una delle gravi patologie inserite in apposito elenco, come il tumore per esempio. Ma in questo caso sono esenti dal pagamento del ticket su prestazioni e farmaci necessari alla cura di quella specifica malattia.
«Il mio disegno prevede di esentare i cassintegrati solo nelle regioni in equilibrio di bilancio, come il Veneto — continua Coletto — e nello stesso tempo indica come recuperare il relativo mancato introito. Va incrementata la lotta agli evasori del ticket, in particolare ai pensionati ricchi, agli over 65enni che dichiarano un reddito inferiore a 36 mila euro e in realtà ne percepiscono 100 mila. Negli ultimi anni di furbetti ne abbiamo incastrati parecchi, grazie all’intensificazione dei controlli incrociati da parte delle Usl e al lavoro incessante della Guardia di finanza: ecco, i soldi recuperati possono colmare il mancato incasso del ticket dei cassintegrati». Nella nostra regione attualmente ci sono 1,9 milioni di esenti per età, patologia e reddito e un altro milione di persone paga per ogni ricetta di prestazione specialistica 5 euro invece di 10, perchè ha un reddito inferiore ai 29 mila euro. Nel 2012 in Veneto i ticket sulla dignostica (i famosi 36,24 euro di base) e sulla specialistica (appunto 5 o 10 euro a ricetta) hanno fruttato un miliardo e 190 milioni di euro. «Sul tema ora si riunirà il tavolo tecnico del ministero dell’Economia — aggiunge l’assessore regionale alla Sanità — farò il diavolo a quattro per portare a casa questo traguardo. Che vorrei allargare ai disoccupati: è vero che sono già esenti quelli iscritti alle liste di collocamento e con reddito familiare sotto gli 8200 euro, ma io vorrei riconsiderare i singoli casi. Trovo assurdo favorire chi il ticket se lo può permettere ma dichiara il falso, per poi andare a guardare le virgole nelle famiglie ridotte alla disperazione. E’ anche una questione etica».
Sulla stessa lunghezza d’onda Domenico Crisarà, vicepresidenre regionale della Fimmg, sigla dei medici di famiglia: «In un Paese di evasori, in cui un terzo dei contribuenti dichiara meno di 18 mila euro l’anno, non ha più senso concedere l’esenzione per reddito generalizzata. La realtà è che i costi della sanità se li sobbarca chi deve già sopportare il massimo carico fiscale, cioè i dipendenti, perchè i liberi professionisti dichiarano quello che vogliono. I furbetti non si rendono conto che così facendo mandano in tilt il sistema e tolgono risorse a chi veramente sta male, in tutti i sensi. Giusto allora — chiude Crisarà — stanare i pensionati finti poveri, perchè è proprio la fascia degli over 65 ad usufruire maggiormente della diagnostica, sulla quale insiste l’esenzione».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 7 marzo 2014