Tenere lontano l’orso dalle mucche e dalle altre prede con una semplice trovata: le mangiatoie fatte per lui, impegnandosi a fargli trovare cibo gradito, un po’ come si fa d’inverno per altri animali del bosco. La proposta giunge dal vicesindaco di Asiago Diego Rigoni dopo il summit di venerdì in municipio.
Nella riunione tra rappresentanti comunali e regionali, allevatori ed esperti boschivi sono emerse le difficoltà a intervenire direttamente sull’animale: l’orso è una specie protetta e gli sono assegnate tutele internazionali. Ecco l’idea di fornirgli cibo “facile”, sperando che questo lo dissuada dal predare gli animali degli alpeggi, applicando una tecnica già utilizzata in Abruzzo anni fa. «All’incontro è stato spiegato come l’orso Gené non avesse mai manifestato comportamenti predatori anomali», spiega Rigoni che di mestiere fa l’allevatore, «ma qui in Altopiano ha trovato un banchetto pronto, che lo ha portato a continuare ad uccidere invece di consumare gli animali abbattuti. Mi sono informato su come si sono comportati allevatori di altre aree interessate da grossi predatori, e ho scoperto che in certe zone dell’Abruzzo avevano creato delle “mangiatoie”. È una pratica non del tutto accettata, perché si rischia di addomesticare l’animale, ma potremmo utilizzare questo metodo per disabituare l’orso alla carne bovina orientandolo verso la selvaggina». La proposta serve anche, secondo Rigoni, a placare gli animi degli allevatori che hanno minacciato di abbandonare gli alpeggi. «Ci sentiamo abbandonati», dichiarano i presidenti provinciali di Coldiretti Martino Cerantola e di Confagricoltura Vicenza Michele Negretto, «l’orso è più tutelato dei nostri allevatori, delle loro imprese, dei posti di lavoro e del turismo che tutto ciò genera. Se andiamo avanti di questo passo ci vedremo costretti a suggerire caldamente ai nostri soci di abbandonare i territori pericolosi e non presidiati dalla forestale, per limitare i danni». «Questo orso è un vero e proprio cacciatore», proseguono, dando voce all’esasperazione dei soci, «che semina terrore tra gli animali, tra gli allevatori e, se non verrà rapidamente fermato anche tra le persone». Durante il vertice l’assessore regionale Daniele Stival aveva garantito rimborsi celeri per gli animali uccisi, ma ha anche dovuto ammettere l’impotenza nel risarcire i danni indiretti, non riconosciuti dai protocolli. «Il tavolo regionale è stato una grande delusione», concludono Cerantola e Negretto, «che denota l’estrema fragilità ed impotenza delle nostre istituzioni incapaci di farsi valere e, soprattutto, di tutelare cittadini ed aziende, quindi l’economia del territorio».
Il Mattino di Padova 29 giugno 2014