«Dobbiamo assolutamente trovare un punto di equilibrio» aveva annunciato in mattinata da Milano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che per serrare i ranghi ha poi convocato un po’ a sorpresa per le 19 di sera un pre-consiglio in modo da rivedere gli ultimi dettagli del decreto fiscale e della legge di bilancio che approderà oggi al consiglio dei ministri. Il nodo più delicato, quello della pace fiscale, al centro dell’ennesima contesa tra Lega e 5 Stelle, però non potrà che essere sciolto oggi nel corso di un vertice di maggioranza che precederà di qualche ora la riunione collegiale del governo.
Ancora ieri il sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri, infatti, insisteva nel fissare a un milione di euro la soglia per accedere alla pace fiscale, un importo che «spalmato su 10 anni è una misura che interessa le piccole imprese non certo i grandi evasori», ha tenuto a precisare. I 5 Stelle si fermano molto prima, a quota 100 mila, ed al massimo possono accettare di salire a 200 mila ma non oltre. Per chiudere l’intesa la Lega potrebbe anche rinunciare alle 3 aliquote promesse in campagna elettorale (6, 10 e 25% a seconda delle condizioni di reddito del contribuente moroso) e indicarne una sola, quella più alta. Ma una decisione del genere è prettamente politica, la devono prendere Di Maio e Salvini (che però ieri sera non erano presenti al vertice a palazzo Chigi poi durato sino a notte) assieme a Conte e Tria.
Gli altri interventi del pacchetto fiscale, nonostante i dubbi dei tecnici che segnalano vari problemi di copertura, sono invece definiti. Come è definita la parte relativa alle semplificazioni fiscali. Si va dalla cancellazione automatica delle cartelle esattoriali sino a 1000 euro (multe, tasse rifiuti, ecc.) alla rottamazione-ter con un allungamento dei pagamenti sino a 5 anni, dalla definizione agevolata estesa anche a dazi ed Iva sino ad uno sconto consistente sugli importi legati alle liti tributarie (si paga il 50% se si è vinto in primo grado ed il 30% se si ha avuto successo anche in secondo grado).
In questo decretone verranno inserite poi altre misure di rilievo: ci sarà il taglio delle pensioni d’oro sopra i 4500 euro, in modo tale da ricavare «1 miliardo di euro di risparmi – ha spiegato ieri Di Maio in tv – ed aumentare a 780 euro l’assegno mensile a favore di 200mila persone che oggi percepiscono la pensione minima». E poi verrà varato un grande piano di semplificazioni, a partire dal Codice degli appalti, indispensabile per accelerare gli investimenti, saranno stanziati fondi per i contratti della sanità (284 milioni) mentre 500 milioni verranno destinati ad un piano straordinario di assunzioni di poliziotti e magistrati e personale amministrativo, e quindi verrà costituita una task force col compito di analizzare in dettaglio la qualità di tutta la spesa pubblica. Già fissati alcuni obiettivi a partire da auto blu, voli di Stato e scorte. Oltre ai vitalizi dei consiglieri regionali: le Regioni che non li cancellano verranno punite con un taglio dei trasferimenti.
La Stampa