Se immaginiamo di consumare prima la produzione nazionale, rimarremmo senza prodotti ittici il 14 aprile. E’ il “Fish Dependence Day”, quello in cui si iniziano a consumare le importazioni. E ogni anno arriva prima. Gli ambientalisti: “La Ue deve impegnarsi a porre fine alla pesca eccessiva”
Continuiamo a consumare più di quello che la natura attorno a noi offre. Per ora ce la caviamo importando di più, ma la pressione sugli ecosistemi cresce e l’equilibrio globale si fa sempre più fragile. Quest’anno il Fish Dependence Day, il giorno in cui si comincia a dipendere dal pesce importato, scatterà domani.
Immaginando di consumare per prima tutta la produzione nazionale annua, gli italiani si troverebbero la tavola priva di pesce a partire dal 14 aprile. E se invece, nella realtà, continuiamo tutto l’anno a mettere al forno orate e a preparare zuppe di gamberetti è perché le importazioni crescono.
Il rapporto reso noto da una rete di associazioni ambientaliste, Ocean2012/Nef, spiega che anche l’Europa non se la passa bene, con un livello di autosufficienza che arriva solo al 4 luglio. Dal 1993, le catture della Ue sono infatti diminuite costantemente facendo crollare in pochi anni del 25% il pescato e del 25% il reddito delle comunità che dipendono dalla pesca. Decisamente non un buon affare anche dal punto di vista economico, tanto che l’Unione sta affannosamente cercando di porre riparo al progressivo depauperamento dei mari.
Nel 2007 il totale delle catture nelle acque europee ammontava a poco più di 4 milioni di
tonnellate, appena il 38 per cento del consumo totale di pesce (10,7 milioni di tonnellate). Solo due anni prima, l’Unione europea aveva in bilancio 5,4 milioni di tonnellate di pesce, cioè più della metà del suo consumo annuale (9,3 milioni di tonnellate). Un impoverimento che viaggia parallelo alla crescita della domanda. In media ogni cittadino europeo consuma più di 22 chili di prodotti ittici all’anno. E nel mondo un miliardo di persone dipendono dal pesce come fonte principale di proteine.
Dunque anche calcolando di fare affidamento sulla capacità di pesca continentale, il grado di autosufficienza italiano continua a diminuire: è sceso dal 32,8% al 30,2% negli ultimi due anni. Stiamo diventando sempre più dipendenti dal pesce proveniente da acque non-europee. E il Fish Dependence Day arriva sempre prima: era il 30 aprile nel 2011, il 21 aprile nel 2012, quest’anno ci si ferma al 14 aprile.
“Abbiamo poco più di cento giorni di autonomia ittica all’anno: un vero paradosso per il nostro paese, circondato da 8.000 chilometri di costa”, dichiara Serena Maso, coordinatrice nazionale di Ocean2012. “Il problema ha una spiegazione molto semplice. La popolazione mondiale cresce, il consumo di pesce pro capite aumenta (più 3,6% l’anno) e i pescherecci diventano sempre più potenti. Risultato: si pesca troppo e spesso in modo non selettivo, si preleva pesce dal mare a un ritmo più veloce del tasso di riproduzione degli stock ittici. L’Ue deve assumersi l’impegno di porre fine alla pesca eccessiva entro il 2015 per poter recuperare un miglior equilibrio marino entro il 2020”.
(13 aprile 2013) – Repubblica