EFSA era stata chiara: non useremo mai le Thresholds of Toxicological Concerns (TTC), traducibili come Soglie di Preoccupazione Tossicologica-, per valutare in modo semplificato il rischio di sostanze gravemente tossiche. Tradotto: le TTC non si applicheranno su composti genotossici, per i quali del resto la struttura chimica è predittiva di questa azione, e anche su quelli cancerogeni (anche se qui il lessico è meno chiaro).
EFSA concorderebbe di applicare le TTC per tutte le sostanze- ogni anno decine di migliaia di nuove sostanze chimiche sono immesse sul mercato – in qualche modo connesse alla filiera alimentare (aromi, materiali di contatto, additivi, etc), e che sono indesiderabili: ma prive di grave tossicità. In questo modo, la soglia di default di 0,15 nanogrammi di ingestione giornaliera su base individuale dovrebbe essere applicata.
Ma gli autori della ricerca finanziata da ILSI, Ian Dewhurst e Andrew Renwick, hanno sottolineato (entro una ricerca pubblicata sulla rivista Regulatory Toxicology and Pharmacology) che per alcune classi di contaminanti molto potenti -come appunto le nitrosammine e le aflatossine- il valore TTC di 0, 15 nanogrammi non consentirebbe di proteggere da danni alla salute. E al contempo, entro la ricerca, si valuta la possibilità di elevare la soglia da 0,15 a 0,90 nanogrammi per alcune sostanze. E ancora: di considerare non la sicurezza tossicologica sulla base della esposizione a vita alla sostanza valutata, ma su periodi di esposizione minori.
Insomma, si vorrebbero allargare le maglie.
Ma l’aspetto rilevante è che EFSA, a pag. 29 del suo report iniziale, sottolineava già come nel caso di potenti sostanze cancerogene (par. 4.4.1.7), come le aflatossine e nitrosammine, proprio l’approccio TTC non dovesse essere applicato.
EFSA inoltre sostiene da sempre che le TTC non si dovrebbero utilizzare qualora vi siano normative verticali presenti, come ad esempio sui fitosanitari o additivi. Ma sempre nell’articolo, i ricercatori affiliati ad ILSI dichiarano che i pesticidi –almeno alcuni metaboliti- potrebbero essere valutati con il sistema semplificato.
ILSI
I due autori dichiarano sempre nell’articolo che EFSA sta attualmente utilizzando il database sulle TTC per la valutazione delle sostanze aromatizzanti.
Intanto la recente relazione della Court of Auditors europea, ha sottolineato che nel momento in cui EFSA produceva l’opinione circa le TTC (vai al link) aveva chiaramente in campo diversi conflitti di interesse (membri del gruppo di lavoro relazionati ad attività di ILSI). Ciò si pensa possa aver condizionato la iniziale predisposizione di EFSA all’uso delle TTC. Del resto lo stesso Renwick è citato in bibliografia per 3 volte entro il report di EFSA.
La realtà è che nel giro di 10 anni i costi di una richiesta di commercializzazione da parte dell’industria alimentare in senso lato è passata da circa 115 milioni di euro a oltre 200 milioni di euro. E l’industria vuole risparmiare nelle procedure di autorizzazione per l’immissione sul mercato comunitario. Le TTC vengono da qui insomma, e dovrebbero servire per evitare costosi test in laboratorio su animali.
Uno dei due autori, il Prof. Renwick, è noto per la sua attività presso la International Sweeteners Association (industria dei dolcificanti), dove ha difeso a spada tratta la sicurezza dell’aspartame.
Coldiretti aveva partecipato alla Consultazione Pubblica indetta da EFSA, chiedendo test rigorosi e nello stesso tempo attenzione alle condizioni di valutazione, in modo da consentire agli imprenditori agricoli di poter continuare a produrre alimenti sicuri in quantità sufficiente, incontrando i più rigorosi standard di protezione della salute dei consumatori.
Link utili:
Vai al parere scientifico di EFSA circa le Soglie di Preoccupazione Tossicologica
sicurezzaalimentare.it – 17 novembre 2012