Giuseppe Del Bello, da Repubblica. Lo rivela la black list pubblicata una settimana fa. La popolazione mondiale è più esposta alle malattie ed ha sempre meno armi per contrastarle. O meglio, le armi in uso stanno perdendo progressivamente efficacia. A confermare il trend negativo è la mappa di 12 tipi di batteri e della loro percentuale di resistenza in 39 paesi, stilata dal Center for Disease Dynamics, Economics & Policy di Washington e New Delhi, nell’ambito del Rapporto 2015 sugli antibiotici in tutto il mondo.
Il centro di ricerca ha sottolineato che il consumo globale di antibiotici è aumentato del 30 per cento tra il 2000 e il 2010, in particolare in Sud Africa e in India, dove sono venduti liberamente come farmaci da banco. Il report, a cui l’ultimo numero di Nature ha dedicato un editoriale firmato da Sara Reardon, fa l’esempio della Klebsiella pneumoniae, un batterio responsabile di molte infezioni (fino alla polmonite), che in India si sono diffuse perché diventate resistenti a una classe di potenti antibiotici, i carbapenemi, i cui consumi sono praticamente raddoppiati tra il 2008 e il 2014. Dall’altra parte del mondo, negli Usa e in Europa, meno del 10 per cento di queste infezioni resiste ai farmaci. La preoccupazione riguarda la diffusione delle infezioni nel sud del mondo, ma anche la generazione di batteri fortificati che non rispettano i confini e si diffondono.
Il rapporto consiglia rapide strategie di intervento per convincere tutti ad usare gli antimicrobici a seconda delle effettive necessità terapeutiche. Come quelle prese nei paesi ad alto reddito, istituendo norme precise sull’uso di antibiotici. I risultati, in questo caso, non si sono fatti attendere. Il numero di Staphylococcus aureus (Mrsa), infezioni meticillino-resistenti, per esempio, è sceso verticalmente negli ultimi otto anni in Gran Bretagna.
Fa eccezione, almeno in parte, l’Italia: dai dati pubblicati dallo European center for disease prevention and control (Ecdc) emerge che il nostro paese, con percentuali di resistenza batterica tra il 25 e il 50 per cento è tra quelli europei a più alto rischio. Secondo solo dopo la Grecia. Colpa degli abusi degli anni passati quando i consumi erano fuori controllo: con una crescita del 13 per cento nel periodo 1999-2007. Perché oggi, dopo molte campagne, il consumo di antibiotici in Italia, secondo il rapporto OsMed curato dall’Aifa, è in diminuzione: con un meno 4 percento del 2014 rispetto al 2013. Il calo più sensibile è stato registrato in Liguria (-7,8 per cento), Toscana (-7) e nella provincia di Bolzano (-6,8).
A far paura a tutti è quella che i medici chiamano antibiotico-resistenza: la capacità dei microorganismi di alcune specie di sopravvivere o moltiplicarsi in presenza di antibiotici in genere sufficienti a inibire o uccidere microorganismi della stessa specie. «Questo accade a causa della peculiare biologia dei batteri – spiega Vinicio Manfrin, responsabile della divisione di Malattie infettive e tropicali nell’ospedale San Bortolo di Vicenza – che coniuga altissima velocità di replicazione genetica con frequenti mutazioni, le quali, a loro volta, permettono di selezionare ceppi in grado di sopravvivere e proliferare anche in ambienti estremamente ostili, inclusi quelli con altra pressione di sostanze antibiotiche».
Una volta generato un batterio resistente non si sa che strade prenda, e nessuno è immune. Viaggia, anche dentro le valigie di chi si muove soprattutto per lavoro e turismo. Così gli esperti mettono in guardia dalle conseguenze della mobilità globale, perché un’antibiotico-resistenza importata nel nostro paese dopo aver viaggiato ovunque nel mondo espone tutti a gravi rischi. «Data l’estensione del fenomeno e l’interconnessione globale – commenta Manfrin “muri” ai confini non ce ne sono. Piuttosto va sollecitata una cooperazione internazionale e intercontinentale capace di educare medici e malati a un uso controllato e prudente degli antibiotici; oltre che ad un programma di prevenzione ad ampio raggio delle infezioni, specie in ambito ospedaliero ».
Repubblica – 22 settembre 2015