Michele Bocci e Tommaso Ciriaco, Repubblica. Nel giro di una settimana più della metà degli italiani, quasi 32 milioni, abiteranno in zona gialla. Poi dopo altri sette giorni, cioè domenica 13 dicembre, il numero salirà a 50 milioni. A Natale, infine, praticamente tutto il Paese avrà le restrizioni meno severe. I casi calano (ieri sono stati 20.648 con 541 decessi), l’Rt migliora ma quello che si prospetta preoccupa Governo e scienziati: se i cittadini si rilassano troppo si rischia di far risalire la curva dei casi e quelli di ricoveri e morti, con una nuova ondata a fine gennaio. Ci sono tante persone in giro in questi giorni, come dimostrano le immagini del Black friday e i video delle vie dello shopping delle grandi città. A Roma, ieri, nulla lasciava pensare che fosse in corso una pandemia. Così nel governo scatta di nuovo l’allarme. «Non spostatevi se non è indispensabile — è l’appello accorato del ministro alla Salute Roberto Speranza — e restate a casa».
In base al sistema di monitoraggio della Cabina di regia, domenica prossima aumenteranno le Regioni in zona gialla. A Lazio, Liguria, Molise, Trento, Sardegna, Sicilia e Veneto si aggiungeranno infatti, in base al sistema indicato nel Dpcm del 3 novembre, Emilia, Friuli, Marche, Puglia e Umbria. Provengono tutte dalla zona arancione e da due monitoraggi sono in miglioramento. Così con il prossimo, che comunque andrà bene perché è basato sui dati della settimana appena conclusa, che sono in miglioramento, verranno “declassate”. Allo stesso tempo passeranno dalla zona rossa alla arancione Campania, Bolzano, Toscana, Val d’Aosta, che si aggiungono così a Basilicata, Calabria, Lombardia, Piemonte (probabilmente destinate a loro volta a passare in zona gialla il 13 dicembre). La prossima settimana l’unica zona rossa in Italia sarà l’Abruzzo.
«Questo è il momento di stare ancora più attenti — avverte Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma — Ci vuole poco a far riprendere la curva epidemica. È necessario continuare a lavorare per una risposta globale alla pandemia, aumentando gli sforzi per reponsabilizzare le persone, sostenere i servizi sanitari essenziali, chiedere a tutti di attuare le misure per trovare, identificare, testare, isolare ogni caso e tracciare ogni contatto». Riguardo alle prossime festività vanno affrontate con «rispetto delle regole e resposabiltà sociale».
Con le Regioni che stanno diventando tutte gialle e i rischi di ripresa del contagio, l’esecutivo si prepara a un ulteriore giro di vite nel prossimo Dpcm, che sarà varato il 3 dicembre. L’obiettivo è limitare innanzitutto i raduni familiari, che angosciano governo e scienziati. L’attuale raccomandazione, prevista nell’ultimo Dpcm, è di incontrare solo membri dello stesso nucleo familiare convivente. Per giorni, l’esecutivo ha valutato deroghe, almeno per consentire le visite ad anziani non conviventi come i nonni. Ma non è facile mettere nero su bianco la possibilità di trascorrere del tempo al chiuso con le categorie più vulnerabili al virus. Non è escluso dunque che si decida di ribadire la raccomandazione a limitarsi ai soli nuclei conviventi per il cenone e tutte le altre occasioni di incontro delle festività. Da capire se l’unica deroga sarà quella di poter incontrare gli anziani soli, ma anche su questo punto l’orientamento delle ultime ore sembra contario.
Stesso rigore andrà applicato per gli spostamenti regionali. Se è impossibile per l’esecutivo bloccare i movimenti di chi intende rientrare nel proprio luogo di residenza, è invece in corso di valutazione lo stop a tutti gli altri movimenti, vale a dire quelli verso il domicilio e verso le seconde case. È un tema che divide la maggioranza, perché gli “aperturisti” del governo vorrebbero invece permettere i ricongiungimenti tra familiari.
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