La città di Milano apre la caccia all’Ema, l’Agenzia europea del farmaco in fuga dalla Brexit, preda ambita da mezzo continente. La candidatura è ora ufficiale. Il «calcio d’inizio», come da metafora sportiva usata dal premier Paolo Gentiloni, è al 31esimo piano del grattacielo Pirelli. Una scelta non casuale: se vittoria sarà, è qui che si trasferiranno i tecnici che hanno il compito di valutare e controllare i medicinali da inserire sul mercato. Per l’occasione la squadra si presenta al gran completo: governo, Comune, Regione sono tutti schierati. Il presidente del Consiglio promette determinazione: «È una grande opportunità. Non saremo decoubertiniani in questa partita: non giochiamo per partecipare, ce la giochiamo per vincere e abbiamo le condizioni per farlo. Vogliamo fortissimamente l’Ema in questo magnifico edificio».
Le parole di Gentiloni strappano al sindaco Beppe Sala e al governatore lombardo Roberto Maroni, seduti al fianco di Enzo Moavero Milanesi, consigliere del premier su questo dossier, un sospiro di sollievo: la sfida è affollata (sono una ventina le città avversarie) e si annuncia senza esclusione di colpi. Bastano pochi numeri a spiegarne i motivi: 900 dipendenti con famiglie al seguito pronte a trasferirsi da Londra nel 2019; un budget annuale che supera i 300 milioni di euro; 500 meeting internazionali che ogni anno calamitano 65 mila partecipanti; e tutto un indotto pronto a crescere alla sua ombra. Il dossier, che il premier giura essere «molto competitivo», è pronto. Sarà consegnato entro il 31 luglio per le valutazioni tecniche. Nel frattempo «tutto il nostro sistema dovrà lavorare a testa bassa perché questa è la tipica partita che il nostro Paese fa bene a giocarsi fino in fondo in una fase che vede segnali di ripresa, e Milano è un po’ simbolo della capacità italiana di risollevarsi».
Ma la grande paura si chiama «geopolitica». Le diplomazie sono già al lavoro per orientare la scelta definitiva attesa per novembre. Sala intravede il risultato ma non nasconde gli ostacoli: «Milano non ha paura di affrontare questa sfida che rappresenterebbe la consacrazione internazionale a fronte di un percorso iniziato con Expo. La nostra speranza però è che non ci siano accordi sottobanco. Ci aspettiamo che Gentiloni lotti come un leone per portarla a casa». Maroni assicura gioco di squadra al di là dei colori politici: «Siamo al fianco del governo, per noi è una partita da vincere a tutti i costi. Milano e la Lombardia se lo meritano». Il territorio, giurano tutti, dalla politica al mondo dell’impresa, è pronto. Tre aeroporti, tanti servizi, opportunità di svago, cultura e arte a portata di mano, un’importante industria farmaceutica, 13 università, centri di ricerca, oltre ai progetti paralleli medico-scientifici di Human Technopole e Città della salute mettono d’accordo tutti: «Questo è il contesto ideale per ospitare l’Ema».
Pierpaolo Lio – Il Corriere della Sera – 25 luglio 2017