Le amministrazioni possono aumentare l’aliquota fino al 5 dicembre. Sono 2.375 i Comuni nei quali i proprietari di abitazione principale saranno chiamati a pagare una quota dell’Imu residua perché la loro aliquota, nel 2012 o nel 2013, si è alzata rispetto al parametro standard del 4 per mille.
L’elenco, però, può allungarsi ulteriormente nei prossimi giorni, perché i Comuni avranno tempo fino al 5 dicembre (e non più fino al 9) per pubblicare le loro delibere e renderle efficaci per il “saldo” 2013, che slitta di un mese dal 16 dicembre al 16 gennaio prossimo: la stessa data entro cui, secondo la legge di stabilità che attende ora l’esame della Camera, andrebbe versata la prima delle quattro rate della Iuc, la nuova imposta che dall’anno prossimo ingloberà Tasi sui servizi e Tari sui rifiuti (oltre all’Imu lontano dall’abitazione principale).
Fra i sindaci che hanno alzato l’aliquota, e che di conseguenza si ritrovano a dover richiamare i proprietari di abitazione principale alla cassa, ci sono praticamente tutte le grandi città: a Milano e a Napoli la richiesta sull’abitazione principale è salita al 6 per mille, a Genova si è fermata poco sotto, al 5,8 per mille, e a Torino è al 5,75. Per questa ragione, il meccanismo interesserà la maggioranza dei proprietari di abitazione principale, e dovrebbe abbracciare fino a 10 milioni di case.
In gioco, tutto sommato, ci sono importi modesti, e naturalmente variabili a seconda del livello raggiunto dall’aliquota locale. La base di calcolo (come anticipato nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore) è data dalla differenza fra l’imposta prodotta dall’aliquota effettiva e quella che si sarebbe determinata con aliquota al 4 per mille. Non tutto l’importo, però, sarà a carico del contribuente, perché il Governo, attraverso l’aumento una tantum di acconti e Ires per banche e assicurazioni, ha trovato le risorse per coprire il 60% della differenza: solo l’altro 40%, quindi, sarà a carico dei contribuenti. Per un bilocale da 70mila euro di valore catastale, per esempio, nelle città che come a Milano hanno alzato la richiesta dal 4 al 6 per mille l’Imu complessiva si alza dagli 80 euro chiesti dal parametro base ai 220 determinati dall’aliquota vera: la differenza, quindi, è di 140 euro, ma solo 56 saranno chiesti al contribuente.
Complice il meccanismo di calcolo, il sistema previsto dal decreto legge per chiudere per sempre la vicenda dell’Imu 2013 chiama alla cassa anche abitazioni che non hanno mai pagato l’imposta, nemmeno quando era pienamente in vigore. È il caso dei tanti contribuenti (cinque milioni in tutta Italia) che vivono in case di valore catastale medio-basso. Per loro, la detrazione fissa da 200 euro (e quella da 50 euro per ogni figlio convivente) era sufficiente ad azzerare l’imposta ad aliquota standard, ma non quella ad aliquota maggiorata. Un appartamento da 50mila euro (secondo il Fisco, naturalmente) non paga nulla al 4 per mille (l’Imu “lorda” sarebbe 200 euro), pari quindi alla detrazione fissa) ma dovrebbe versare 100 euro con l’aliquota al 6 per mille: di questi, 40 euro rimangono da pagare al contribuente, mentre gli altri 60 sono coperti dallo Stato.
Nel suo intervento, il decreto varato dal Governo interviene anche sul calendario degli adempimenti. I Comuni avranno tempo fino al 5 dicembre, e non più fino al 9, per pubblicare sul proprio sito le aliquote 2013, e potranno correggere i propri bilanci fino al 15 dicembre per tener conto del meccanismo delle compensazioni. I termini di versamento per i contribuenti, invece, slittano al 16 gennaio (ma solo per l’abitazione principale: l’appuntamento con il saldo dell’imposta sugli altri immobili rimane al 16 dicembre): a meno che, tra la fine di quest’anno e i primi giorni del prossimo, spunti una copertura finanziaria per evitare anche questo pagamento residuo.
Il Sole 24 Ore – 30 novembre 2013