«Perché l’Asl 13 di Dolo e Mirano affida solo a soggetti privati le strutture intermedie di assistenza e continuità tra ospedale e territorio?». A porre l’interrogativo è il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò che chiede alla Regione di riconsiderare il piano aziendale per la sanità territoriale presentato dall’azienda sanitaria di Miranese e Riviera del Brenta.
Delle strutture intermedie previste dalla programmazione, ricorda Pettenò, il piano aziendale dell’Asl 13 affida l’ospedale di comunità alle case di riposo di Noale e Fiesso d’Artico, l’unità per non autosufficienti e malati di Alzheimer al Mariutto di Mirano, al centro servizi di Dolo e alla casa “Anni Sereni” di Scorzè, dove troverà accoglienza anche l’hospice per malati terminali. «Tutte queste strutture (ed eccezione dei 10 posti letto dell’hospice) prevedono una compartecipazione alla spesa da parte dell’assistito e sono collocate in strutture private, mentre gli ospedali di Dolo e di Noale hanno padiglioni vuoti e dismessi. Il Consiglio regionale», prosegue Pettenò, «ha appena approvato una legge (lr 23/2014) che consente alle aziende sanitarie di affidare le strutture dismesse in usufrutto a Ipab o Comuni per attività socioassistenziali. Perché non utilizzare quindi le strutture pubbliche dismesse di Dolo e Mirano, razionalizzando risorse e valorizzando immobili pubblici?». Pettenò punta il dito anche sui ritardi accumulati nei lavori di sistemazione e messa e norma del Pronto soccorso e del monoblocco di Dolo, «nonostante», sottolinea, «l’Asl 13 possa vantare un cospicuo avanzo di amministrazione pari a 7 milioni di euro». Il consigliere infine critica la decisione dell’Asl di porre a carico dei Comuni la spesa per i distretti sociosanitari di Camponogara e Mira.
La Nuova Venezia – 28 agosto 2014