Le molestie fisiche e verbali hanno effetti lesivi per la dignità della lavoratrice. E’ un comportamento non adeguato né giustificabile, soprattutto per chi si trova in una posizione gerarchicamente superiore.
Con la sentenza 22659/12 la Cassazione ha confermato il risarcimento per molestie sul luogo di lavoro. Sulla base della testimonianza diretta della vittima delle molestie, nonché di quella di alcuni suoi colleghi, viene condannato a risarcirle il danno il suo superiore gerarchico. Vari episodi di molestia, apprezzamenti pesanti, gesti a sfondo violento e sessuale, hanno leso la sfera morale della lavoratrice, per il pregiudizio conseguente al discredito così causato nell’ambiente lavorativo. Le spettano quindi 3mila euro di risarcimento. Sentenza confernata in secondo grado. La Cassazione conferma che il giudice di merito ha motivato adeguatamente la propria decisione, seguendo idonei criteri logici, però non accoglie la richiesta della lavoratrice vittima di molestie al risarcimento danni per responsabilità processuale aggravata, in base all’art. 96 c.p.c.. Tale richiesta non può essere accolta dalla Corte, poiché il dolo o la colpa con cui dovrebbe aver agito la controparte processuale, presupporrebbe l’accertamento sia oggettivo che soggettivo, da svolgersi però in sede di merito.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it – 28 febbraio 2013