“E’ la prima richiesta delle Regioni al Governo”: la sanità ha bisogno di certezza nelle risorse. Lo sostiene Claudio Montaldo, presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità: “Le Regioni chiedono per prima cosa al Governo di conoscere con certezza quali siano le risorse, non in percentuale ma in termini assoluti, che possono essere messe a disposizione della sanita’”, dice Montaldo sottolineando l’importanza di aver tolto dalle spalle dei cittadini, “in questo grave momento di crisi per le famiglie”, la spada di Damocle dei 2 miliardi di ticket dal 2014.
Le Regioni, continua Montaldo, devono avere chiare le disponibilita’ economiche “per garantire i Lea, anche attraverso una loro revisione: e’ giusto che Regioni e Governo possano dire ai cittadini quali sono le prestazioni che si possono garantire”.
Il blocco dei contratti ”non e’ una misura che si puo’ protrare a lungo perche’ provoca tra l’altro demotivazione. Si lavora di piu’ e male”. Anche per questo le Regioni si sono ” battutte perche’ si togliesse il blocco almeno a livello normativo, cosa che abbiamo ottenuto”.
”Sto lavorando con il comitato di settore -ha assicurato Montaldo – per far ripartire la contrattazione”.
”Mi auguro che nel 2015 – ha detto Montaldo – ci possano essere risorse per la sanita’. Nel frattempo bisogna avere delle coordinate. Mi auguro che si possa rapidamente arrivare agli atti di indirizzo della medicina convenzionata”. Per il presidente del Comitato di settore si tratta di puntare, negli atti di indirizzo, sulla ”valorizzazione del ruolo professionale degli operatori, sull’integrazione dei diversi soggetti (specialisti, medici di famiglia, pediatri ecc), sulla valorizzazione dei Distretti. Ci sono poi anche le sedi fisiche ma e’ un tema strumentale. Infine non possiamo fare tutto questo senza pensare l’integrazione con gli ospedali”.
Inoltre “bisogna lavorare sul tema della responsabilità del medico che non può essere affrontato solo con l’azione penale e l’assicurazione. Serve una legge che ridefinisca questa responsabilità, altrimenti la medicina difensiva e suoi costi si scaricano su tutto il sistema”.
Fonte: regioni.it – 11 ottobre 2013