Il Sole 24 Ore. Micaela Cappellini. È stallo al tavolo nazionale sul prezzo del latte, dove le associazioni degli agricoltori, l’industria e la grande distribuzione da giorni ormai cercano di trovare la quadra per garantire a ogni segmento della filiera un’equa remunerazione. L’ottimismo proferito fin da domenica dal ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, che guida il tavolo, si è scontrato ieri con un nulla di fatto. Il nodo della discordia, naturalmente, è nel prezzo.
La bozza del protocollo – che doveva essere firmato ieri a Roma – prevedeva per gli agricoltori fino a 4 centesimi in più, con l’obiettivo di raggiungere la soglia dei 41 centesimi al litro pagati alla stalla. Meno chiaro è invece chi ce li debba mettere: nel testo si legge che 3 centesimi debbano essere in capo alla grande distribuzione e 1 centesimo in capo all’industria della trasformazione. Ma né la Gdo né le imprese al momento sembrano concordare sul meccanismo di distribuzione di questo extra-prezzo, per fare in modo che a ogni allevatore venga garantita la giusta cifra in più. «In un quadro così complesso – ha detto il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti – e con le nostre aziende in difficoltà per problemi analoghi a quelli degli allevatori, stiamo facendo gli ultimi necessari approfondimenti, sperando di poter dare il nostro via libera al protocollo nelle prossime ore».
Il primo tavolo sul latte al ministero dell’Agricoltura è stato convocato il 30 settembre scorso su richiesta in particolare della Coldiretti, secondo la quale la situazione nelle stalle era diventata ormai insostenibile: la fiammata delle materie prime utilizzate come mangimi negli allevamenti ha fatto alzare il costo di produzione del latte di 5 centesimi in più al litro, troppi per chi ne riceve solo 36 al litro. «Riconoscere il giusto prezzo del latte agli allevatori è un fatto etico in un momento in cui il settore lattiero caseario va a gonfie vele per quanto riguarda l’export e le quotazioni del latte spot continuano a crescere», ha detto ieri il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando come un prezzo adeguato rappresenti il giusto riconoscimento del lavoro svolto dagli allevatori italiani che forniscono prodotti di alta qualità. Prandini ha ribadito la necessità di garantire redditualità alle imprese agricole in un momento in cui si è verificata un’impennata dei costi di produzione. E ha sostenuto che anche per il settore il decreto che rende operativa la direttiva di contrasto alle pratiche sleali rappresenta una chiave di volta.
Così come è scritto, il protocollo sembra invece soddisfare non solo la Coldiretti, ma tutte le associazioni rappresentative degli allevatori. «Auspichiamo che si raggiunga un accordo importante per garantire stabilità e futuro alla filiera lattiero casearia, che vale oltre 16 miliardi di euro e impiega più di 100mila addetti – ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. L’aumento del costo delle materie prime e dell’energia è diventato insostenibile per gli allevatori: il riconoscimento fino a 4 centesimi al litro del premio oggetto dell’intesa garantirebbe respiro alle aziende agricole in un periodo di grande difficoltà. Non dimentichiamo che la tenuta delle imprese ha ricadute positive in termini di reddito, ambiente e coesione sociale».
Intanto, in vista della campagna lattiero-casearia che avrà inizio a metà dicembre, sono ripartite le trattative anche su un altro fronte che in passato è stato molto caldo, cioè quello del latte di pecora in Sardegna. «In un momento che sembra favorevole, con le quotazioni del pecorino romano in continua crescita e che sfiorano oggi i 10 euro al chilo, sarebbe opportuno che si tornasse a discutere delle problematiche del comparto», ha detto il presidente della Copagri Sardegna, Ignazio Cirronis. Al momento, sostiene infatti la Copagri, le prime offerte dei trasformatori sarebbero di 95 centesimi al litro, cioè 5 centesimi in meno di quanto riconosciuto durante la campagna 2019-2020.